LE DIMENSIONI DEL BENESSERE DI UNA COMUNITA'
Premessa
Il paradigma economico dominante si basa sulla crescita economica
illimitata ossia sulla produzione e consumo crescente di beni e servizi e
presuppone, da un lato, lo sfruttamento intensivo ed il progressivo esaurimento
delle risorse naturali e dall’altro l’emissione, nell’ambiente, di prodotti di
scarto che vanno saturando la capacità dell’ambiente stesso di assimilarli,
tanto da generare un sempre più forte inquinamento.
Il nostro modello economico, basato su una crescita materiale illimitata, che
si alimenta di risorse fisiche non rinnovabili, estratte da un pianeta dalle
dimensioni finite, non è sostenibile ancora a lungo. La capacità di carico del
nostro pianeta è già stata superata in diverse aree: nel
cambiamento climatico, nel ciclo dell’azoto e nella perdita di biodiversità.
Con particolare riferimento al cambiamento climatico, non è più
possibile parlare di sostenibilità. Pur dovendo comunque ridurre le emissioni
di gas serra, ora l’obiettivo è quello di affrontare e adattarsi alle
conseguenze del cambiamento climatico, oramai divenuto irreversibile, i cui
effetti ambientali a livello locale (dissesto idrogeologico) stanno rendendo
sempre più vulnerabili le comunità urbane.
La resilienza come nuova parola d’ordine
In futuro, sentiremo parlare sempre più frequentemente di resilienza. In
fisica, la resilienza è definita come la capacità di un materiale di resistere
agli urti senza spezzarsi. In psicologia indica i comportamenti che integrano
bene la capacità di adattamento e la disponibilità alla trasformazione, in
risposta ad eventi dirompenti o traumatici. Da qualche anno, il termine
resilienza è entrato anche nel lessico comune degli urbanisti che la
considerano uno dei principali indicatori della capacità di ripresa di una Comunità
(individui, istituzioni e imprese) che, dopo essere stata stravolta da
avversità potenzialmente o effettivamente distruttive, incorpora il
cambiamento, resiste, si adatta e recupera (è il caso dell’Aquila dopo il
terremoto del 2009 o delle più recenti alluvioni che hanno in parte piegato la
Sardegna e la Liguria).
Le avversità possono essere:
a)
eventi improvvisi (shock) quali: terremoti, alluvioni, epidemie,
attacchi terroristici, ecc. (qui il concetto di resilienza diventa
particolarmente interessante per il nostro Paese, che è caratterizzato da un
dissesto idro-geologico particolarmente importante)
b) eventi negativi cronici (stress) quali: disoccupazione, carenza di
abitazioni accessibili, problemi di mobilità, ecc. (qui la resilienza è foriera
di ampie riflessioni che si estendono all’ambito delle politiche sociali).
Rafforzare la resilienza urbana, ossia la capacità di una Comunità
cittadina di assorbire shock e stress, è diventata una necessità improrogabile,
un “must”, che si consegue attivando azioni appropriate, comportamenti e
strategie di adattamento per far fronte alle conseguenze e mitigare i danni.
Una comunità resiliente è una Comunità dove tutti, dal primo
all’ultimo cittadino, hanno assunto la consapevolezza della loro esposizione a
determinati rischi ed hanno adottato opportuni provvedimenti per farvi fronte.
Una Comunità resiliente non mira solo ad implementare strategie di risposta e
adattamento agli shock o comunque ad eventi negativi cronici ma intraprende
anche un percorso di trasformazione, “di transizione”, che, in un’ottica
preventiva, punta a migliorare il funzionamento della città anche nei momenti
di “prosperità”. A tal fine, predispone un piano di resilienza proattivo ed
integrato che declina sia la risposta all’emergenza sia il miglioramento
dell’usuale conduzione di governo della Comunità.
La resilienza è una proprietà emergente di un sistema
socioeconomico complesso. La sua implementazione richiede un approccio
sistemico che comporta l’interconnessione e una certa ridondanza di tutti i
servizi vitali della Comunità. In tal modo la città potrà acquisire la capacità
di reagire prontamente agli eventi traumatici e, se possibile, anche di uscirne
rafforzata. Costruire resilienza significa potenziare, a livello della Comunità,
qualità come: capacità di apprendimento, flessibilità, differenziazione e
ridondanza (piani alternativi), integrazione tra i soggetti, inclusività,
cooperazione e adattamento.
Per accrescere la resilienza di un sistema complesso come una
città occorre identificare i sottosistemi vitali e funzionali che la
costituiscono e renderli quanto più possibile modulari, ridondanti e
interconnessi. Occorre individuare le aree di criticità e rischio nonchè le
risorse disponibili e predisporre un piano di azione con programmi che ne
migliorino la resilienza. E’ altresì importante generare una visione condivisa
e un linguaggio comune che possa facilitare lo scambio di esperienze e
conoscenze anche tra diverse Comunità impegnate ad incrementare la loro
resilienza.
Costruire la resilienza
La costruzione della resilienza richiede un approccio sistemico che esamini e
potenzi i sistemi guida vitali, che devono essere idonei a preservare la Comunità
in caso di avversità. I principali indicatori delle dimensioni del benessere
sono:
1.
Governo
locale partecipato. L’Amministrazione locale deve pianificazione tenendo conto degli
aspetti sistemici e complessi della realtà socioeconomica locale; la pianificazione
pertanto dovrà essere integrata e a lungo termine. Tra i compiti da svolgere:
-
fare propria la visione condivisa della Comunità, che deve essere custodita
e protetta
-
assicurare il corretto funzionamento dei processi che presiedono
alla guida efficace della Comunità
-
dare grande importanza al processo decisionale allargato,
-
assicurare la presenza di persone preparate nei posti di
responsabilità istituzionali e
-
rendere manifesta la strategia adottata e la pianificazione
predisposta per attuarla.
2.
Salute
fisica e psichica. Tutti coloro che vivono e lavorano nella Comunità devono poter
accedere a tutto quanto serve loro per sopravvivere e prosperare (servizi
sanitari, di igiene, ecc.
3. Benessere
sociale ed economico. Le reti sociali e i sistemi finanziari della Comunità devono
permettere alla popolazione urbana di vivere pacificamente e di agire
collettivamente (creare un senso di collaborazione, sicurezza e fiducia)
4.
Comunicazione
e ambiente. Devono essere preservati in ottima efficienza i sistemi
artificiali e naturali che forniscono i servizi critici che proteggono e
collegano le attività urbane e che permettono il flusso di beni, servizi e
conoscenza (comunicazione, fornitura di acqua potabile ed energia, trasporti,
ecc.)
I sistemi guida vitali, che possono anche essere ulteriormente
declinati, devono essere supportati da servizi progettati per garantirne il
funzionamento efficace ed efficiente, anche in caso di calamità. In
particolare, i sistemi devono essere tra loro interconnessi e dotati di
caratteristiche di modularità e di sufficiente ridondanza.
L’ interconnettività sociale e un sistema di governo locale resiliente
è una componente importante della capacità di una Comunità di organizzare le
risorse, comunicare con i cittadini e pianificare il recupero sia umano che
delle infrastrutture.
E’ importante sottolineare che il presupposto per una Comunità
resiliente è che gli individui che la compongono siano in buona salute. E’
dunque di primaria importanza che i cittadini possano accedere alle cure
sanitarie, fisiche e psicologiche, e che abbiano le conoscenze e le risorse per
prendersi cura di sè stessi e degli altri, sia in situazioni di routine che di
emergenza. Una resilienza sanitaria ben implementata è considerata fondamentale
per mitigare le vulnerabilità e ridurre le conseguenze negative per la salute,
sia durante l’emergenza che, subito dopo, per poter ripristinare rapidamente il
funzionamento della Comunità.
Una Comunità resiliente deve essere dotata di reti sociali e
sistemi finanziari funzionali a sostenere il recupero dopo le avversità. Dette
reti di servizi devono poter funzionare con quel giusto livello di flessibilità
ed interconnessione tale da consentire efficaci azioni deliberate, collettive e
coordinate, capaci di fronteggiare efficacemente l’evento avverso e rendere
immediatamente disponibili (nel momento e nel luogo necessario) tutte le
risorse materiali, sociali, psicologiche e finanziarie, necessarie a tamponare
gli effetti avversi dello shock o degli eventi negativi cronici.
Il coinvolgimento della cittadinanza
Un modo, per l’Amministrazione locale, di occuparsi di resilienza è quello di
predisporre un piano. A tal fine, generalmente, si incaricano dei consulenti
esterni che lo redigono, in prevalenza a tavolino, secondo dei protocolli
stabiliti a livello nazionale o sovranazionale (un esempio è il PAES, che ha l’obiettivo
di organizzare una programmazione energetica territoriale per ridurre del 20 %,
entro il 2020, le emissioni di CO2). I consulenti esterni, non
conoscendo le caratteristiche peculiari di quella specifica Comunità, predispongono
il piano secondo un sapere teorico, avulso dalla vera, concreta e palpitante
realtà urbana, in una forma spesso inaccessibile a chi poi, in futuro, dovrà usufruirne.
Il piano così predisposto finisce per essere solo un elenco di buoni propositi che
è destinato ad accumulare polvere su uno scaffale.
C’è però un altro modo, per l’Amministrazione, di costruire
resilienza per la Comunità locale. E’ quello di coinvolgere direttamente i
cittadini, facendo leva sulla loro sensibilità ed intelligenza, allo scopo di
approntare un piano di resilienza veramente sentito dalla cittadinanza e,
pertanto, più facile da implementare. Un piano che dovrà possedere le
caratteristiche di uno strumento di comunicazione.
Con le moderne tecnologie informatiche è possibile avvicinarsi
direttamente ad ogni cittadino e, nella massima trasparenza, aprire un canale
di comunicazione bidirezionale. Al cittadino vengono suggerite idee e fornite
informazioni e proposte su come poter partecipare concretamente alla
costruzione della resilienza della sua Comunità ma gli si chiede anche di
esprimere il suo parere circa l’effettiva ed efficace implementazione, sul
territorio, di quelle proposte.
Il piano di resilienza dovrà sviluppare una comunicazione diretta
a tutti i cittadini, utilizzando strumenti e modalità di comunicazione studiati
su misura per ogni classe sociale e di età. Attraverso tecniche di brand
management, assemblee, questionari e strumenti informatici di vario tipo, tutti
i cittadini dovranno essere coinvolti e resi consapevoli dell’importanza della
resilienza, dell’attuale livello di resilienza della loro Comunità e della
necessità di incrementarlo.
Qualunque siano le azioni e gli interventi concreti, mirati a
sviluppare un particolare ambito della resilienza della Comunità, occorre
preoccuparsi dei seguenti aspetti:
a)
attivare un’ampia concertazione con le istituzioni e le
associazioni di categoria locali
b) eseguire un attento studio, finalizzato ad individuare gli
indicatori di resilienza (energetici, economici e sociali), per poter
successivamente monitorare le attività proposte.
Resilienza urbana al cambiamento climatico
Il piano di resilienza urbana comporta il passaggio da un modello di semplice
riqualificazione ad un modello di rigenerazione urbana e richiede il
coinvolgimento attivo della collettività. E’ un piano che pone la massima
attenzione all’ambiente e al consumo delle risorse e che è finalizzato a
ridurre l’impatto dell’attività umana sull’ambiente. L’obiettivo di una Comunità
resiliente deve essere un “must” per l’Amministrazione Comunale che deve
lavorare per adeguare le infrastrutture della città e preparare la comunità
urbana alle conseguenze del cambiamento climatico. La buona riuscita del piano
di resilienza urbana presuppone la partecipazione attiva di tutti: cittadini,
politici e tecnici, nella condivisione e diffusione di nuove idee.
Nell’ambito specifico del cambiamento climatico e dell’emergenza
energetica, essendo già in condizioni di superamento di alcuni limiti
ecologici, il concetto di sviluppo sostenibile si declina in termini di
resilienza. Il peggioramento del clima: siccità, tempeste, forti
precipitazioni, accentua la fragilità idrogeologica del territorio italiano,
già fortemente sollecitato. La sua vulnerabilità oggi impone l’urgenza di
intervenire, partendo proprio dai modelli organizzativi e gestionali dei
sistemi urbani, per mettere in sicurezza e rendere resilienti le città.
Passare all’azione
Sebbene la resilienza di una comunità cittadina possa essere valutata solo dopo
un incidente, le sue basi devono essere stabilite a livello preventivo. La
resilienza della Comunità viene promossa identificando, sviluppando e
valorizzando progetti e risorse finalizzati a mitigare le vulnerabilità, a
ridurre le avverse conseguenze per la salute e ripristinare rapidamente il
funzionamento dei sistemi vitali della Comunità.
Con riferimento al cambiamento climatico, l’adattamento resiliente
della città comporta:
a) in primo luogo, l’analisi delle vulnerabilità del territorio nei
confronti di: siccità e scarsità d’acqua, ondate di calore in area urbana,
eventi piovosi estremi e rischio idrogeologico,
b)
successivamente, l’individuazione di progetti che forniscono
un’adeguata risposta alle istanze sociali, economiche e ambientali e che
permettono alla Comunità di resistere, nel breve periodo, allo shock o, nel
lungo termine, alle sollecitazioni dell’ambiente.
Di seguito, vengono riportati alcuni esempi di attività che
promuovono la resilienza di una Comunità.
- Rafforzare le reti sociali e culturali e stabilire rapporti (creare interconnessioni) tra partner non usuali ed esortarli ad individuare e concertare attività di preparazione e di risposta agli shock e di ripresa sociale dopo il disastro. Tra i gruppi da interconnettere si elencano: le organizzazioni religiose, le organizzazioni di sostegno sociale non governative, i servizi di assistenza psicologica, le organizzazioni di difesa delle famiglie e dei bambini, le Comunità non di lingua italiana, le agenzie di sostegno ai drogati e alcolizzati. Promuovere le interconnessioni serve anche a ridurre le disuguaglianze e ciò facilita la creazione di resilienza urbana.
- Sviluppare una gamma di strumenti di comunicazione, idonei a formare i cittadini alla salute della Comunità e all’integrazione dei gruppi di diversa estrazione culturale.
- Affrontare la salute psicologica della Comunità e, in particolare, promuovere una risposta che possa far fronte in modo adattivo alle avversità.
- Sviluppare e implementare, a livello di Comunità, piani di educazione pubblica, per preparare individui e famiglie ad affrontare eventi che mettono a rischio la salute; porre inoltre particolare cura nell’ informazione e formazione dei soggetti a rischio.
- Formare le nuove generazioni e sensibilizzarle ai temi dell’ecologia e della resilienza, per aiutare i giovani a diventare futuri cittadini consapevoli e responsabili.
- Coinvolgere nella pianificazione i membri della Comunità, a tutti i livelli, e interconnettere i sistemi funzionali chiave nella pianificazione degli eventi negativi: i sistemi decisionali, i servizi di pianificazione, i servizi sanitari, quelli di distribuzione dell’acqua e dell’energia, i servizi di sostegno economico finanziario, dei trasporti pubblici, di informazioni e comunicazione.
- Avere, all’occorrenza, immediata disponibilità di accesso alle diverse risorse della Comunità mediante collaborazioni e forme di cofinanziamento, sia pubbliche che private (finanziamento tramite terzi, azionariato diffuso, ecc.).
- Potenziare e rendere capillare la comunicazione bidirezionale nei confronti di tutti gli interlocutori interessati che, in un modo o nell’altro, sono coinvolti in processi decisionali sul territorio.
- Promuovere la formazione di comitati locali e la partecipazione dei cittadini nei processi decisionali. Sviluppare, nei cittadini, la capacità di affrontare i problemi, secondo una visione sistemica delle varie risorse disponibili. Coinvolgere in modo particolare il pubblico femminile e le loro associazioni, in quanto sono in grado di gestire meglio le avversità, specialmente sotto il profilo di assistenza sanitaria e umana.
- Coinvolgere la Comunità nella valutazione dei bisogni e nella pianificazione e implementazione delle attività. In tal modo si rafforza, nei cittadini, la capacità di prevedere i rischi, rispondere ai problemi e agli shock e adattarsi alle nuove sollecitazioni.
- Valutare le eccedenze alimentari provenienti dai supermercati e fondare banche del cibo.
- Organizzare assemblee pubbliche e altre occasioni d‟incontro coi cittadini, finalizzate alla strutturazione di gruppi d’acquisto locali e di banche del tempo.
- Intervento dell’Amministrazione Comunale, attraverso regole prescrittive e incentivanti, opportunamente inserite negli Strumenti di Pianificazione Settoriali, finalizzato ad orientare il settore privato (residenziale, commerciale e industriale/artigianale) ad adottare soluzioni di efficienza e di risparmio energetico, capaci di attenuare gli effetti del cambiamento climatico.
- Definire le linee guida per la gestione delle infrastrutture a rischio in modo da migliorare la loro capacità di funzionamento in occasione di eventi meteorologici estremi.
- Utilizzare lo sportello di resilienza, come punto informativo, e altri strumenti di comunicazione per suggerire azioni concrete in grado di migliorare le caratteristiche energetiche ed ecologiche delle abitazioni e promuovere la loro riqualificazione termica ed elettrica, per risparmiare energia e denaro. Promuovere la diffusione dei tetti verdi e la raccolta delle acque meteoriche. Fornire informazioni su come installare, sul territorio, gli impianti ad energie rinnovabili. Una Comunità con ridotti consumi energetici e con un’elevata efficienza d’uso delle risorse è meglio equipaggiata per rispondere ad eventuali avversità.
- Azione garante dell’ Amministrazione Comunale atta a facilitare l’incontro tra la domanda e l’offerta locale di servizi energetici, attraverso il patrocinio di GAS o l’individuazione di Es.CO che aiutino i cittadini e le aziende della Comunità a perseguire la loro sostenibilità energetica.
- Migliorare le capacità di drenaggio delle aree impermeabilizzate. Convertire le aree asfaltate (parcheggi, piazze, ecc.) in una pavimentazione maggiormente permeabile, per consentire un migliore drenaggio delle acque piovane, limitare e rallentare il loro deflusso nella rete fognaria e diminuire il rischio di allagamenti.
- Realizzare sistemi di raccolta dell’ acqua piovana che può diventare una risorsa. Se filtrata e conservata, può essere impiegata per diversi usi come lo scarico dei WC e l’irrigazione di aree verdi.
- Fornire a tutti i cittadini la possibilità di acquisire abilità e conoscenze pratiche per possedere almeno un grado di autonomia di base: orticoltura, preparazione del cibo, cucito e rammendo, lavori di riparazione casalinghi, ecc.
- Informare sui meccanismi di assicurazione; rendere noto, ad imprese e cittadini, le possibilità di assicurazione esistenti per fronteggiare i rischi derivanti da eventi climatici estremi attraverso partnership pubblico/private.
- Utilizzare l’arte, gli spazi pubblici e le strutture culturali per costruire una Comunità coesa. Coinvolgere gli artisti in un ripensamento delle infrastrutture della città. Utilizzare il design grafico come strumento per creare una visione condivisa della Comunità. Mappare i beni culturali per capire veramente lo spirito della Comunità, prima di pianificare la costruzione della resilienza.
- Considerare l’orticoltura e l’arte popolare come nuove attività imprenditoriali.
Conclusioni
Per implementare la resilienza in una Comunità occorre procedere
per gradi. E’ bene individuare un determinato elemento di criticità ambientale
locale, di specifica vulnerabilità per la Comunità cittadina, partendo dal
quale si sviluppano idee capaci di promuovere la resilienza dell’intera Comunità,
nei vari ambiti d’intervento: cura del territorio; benessere, qualità della
vita e salute delle Comunità; valorizzazione delle risorse ambientali locali e
delle produzioni sostenibili.
Non esiste un’unica soluzione, ripetibile sempre ed ovunque. Ogni Comunità
è originale e, per lo sviluppo della resilienza, si dovrà tener conto delle sue
peculiarità. Le iniziative scaturiscono dai singoli cittadini e dalla loro
organizzazioni che dovranno essere tutti direttamente informati e esortati a
partecipare in modo concreto al processo di ideazione e realizzazione delle
attività di resilienza, proprio utilizzando le risorse, le competenze e la
creatività che sono presenti sul territorio. In particolare, sarà molto prezioso
il coinvolgimento degli enti del territorio che sono istituzionalmente
competenti.
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