CONOSCERE LE FALLACIE, PER DIFENDERSI – Parte 2


Per il cittadino, consumatore ed elettore, è importante avere la padronanza delle fallacie, che costituiscono un potente strumento di difesa dalle trappole argomentative dei ciarlatani, perché consente di riconoscerle nei discorsi e di neutralizzarle in tempo. Rispondere a tono alle argomentazioni fallaci delle elite ci restituisce la dignità di cittadini consapevoli e liberi, capaci di pretendere dalle classi dirigenti un rapporto di fiducia reciproca, basato su un dialogo onesto e trasparente, su tutti i temi veramente rilevanti per il governo del Paese.


Fallacie non linguistiche

Questa seconda parte è dedicata alla descrizione delle fallacie non linguistiche che, secondo la classificazione tradizionale, si distinguono in:
a)    fallacie induttive, che derivano da un uso erroneo dell’induzione oppure
b)    fallacie di presupposizione, che derivano dal voler includere le conclusioni già direttamente nelle premesse


FALLACIE INDUTTIVE

Si chiamano fallacie induttive quei ragionamenti erronei nei quali, a partire da certe premesse, per errore o per inganno, si utilizza in modo improprio il processo induttivo, per giungere ad una conclusione logicamente errata.

·         Generalizzazione impropria. Si cade nella fallacia della generalizzazione impropria quando,  si prende a riferimento uno o pochi casi, per poi generalizzare.
Esempio 1“Quell’ uomo ha rubato un’arancia" (campione esiguo); "è proprio vero che tutti gli uomini sono ladri" (generalizzazione impropria).
Esempio 2.  “Non è vero che fumare fa male!" (generalizzazione impropria). "Mio nonno ha fumato un pacchetto di sigarette al giorno fino a 90 anni ed era sano come un pesce" (campione esiguo). L’esperienza del nonno non ha validità statistica circa la salubrità del fumo.

·         Generalizzazione statistica impropria. E’ un ragionamento erroneo che, per dare una parvenza di autorevolezza alle conclusioni, chiama in causa l’analisi statistica. La fallacia consiste nel pretendere di giungere ad una conclusione statistica generale, ad elevato livello di confidenza, sulla popolazione, impiegando però i dati estratti da un campione numericamente insufficiente. E’ il problema della rappresentatività del campione, dalle caratteristiche del quale poter inferire l'intervallo delle caratteristiche della popolazione, riferito ad un assegnato livello di confidenza del test di conferma.
Esempio 1. “Su un campione di 100 ragazzi, il 24 % ha dichiarato di poter fare a meno dello smartphone per due o più giorni. Quindi, il 24 % di tutti i giovani italiani può fare a meno dello smartphone per due o più giorni”.

·         Analogia impropria. E’ un ragionamento fallace in cui si inferisce erroneamente che due o più entità sono simili in determinate caratteristiche (conclusione), partendo dalla considerazione che sono simili in altre caratteristiche (premessa). Il ragionamento erroneo consiste nel fatto che la somiglianza degli aspetti in premessa non è rilevante ai fini della somiglianza degli aspetti in conclusione.
Esempio 1. “Sia lo squalo che l’elefante sono animali molto grandi; siccome lo squalo è un pesce, allora anche l’elefante è un pesce.”

·         Fallacia dello scommettitore. E’ una fallacia che consiste nel dare eccessiva importanza ad un numero decisamente piccolo di eventi, particolarmente impressionanti o tragici, e nel trascurare una più rilevante quantità di informazioni statistiche. Una situazione tipica è quella nella quale, dopo essersi verificato un evento tragico, particolarmente impressionante (anche se statisticamente raro), si resta suggestionati a tal punto da ritenere molto probabile il ripetersi, a breve, di tale evento catastrofico. Il ragionamento erroneo sta nel credere che un evento sia più probabile per il solo fatto di essere particolarmente stupefacente o catastrofico e nell'ignorare i risultati dei test statistici che dimostrano, con un elevato livello di confidenza, la sua bassa probabilità di verificarsi. 
E' la fallacia tipica dello scommettitore che, dopo una serie di eventi sfavorevoli, è portato a pensare che la buona sorte gli debba per forza arridere. Ovviamente, la probabilità di vincere o di perdere al gioco non cambia nel tempo, ma la psicologia del giocatore d’azzardo è tale che, dopo una serie ripetuta di perdite, egli si convince sempre di più che la probabilità di vincere aumenti.
La fallacia dello scommettitore è molto usata nelle campagne elettorali, di stampo demagogico, dove il rappresentante politico di turno ha tutto l’interesse, nei suoi comizi, ad esagerare la probabilità che si avverino le sue promesse elettorali, anche quando mancano le condizioni oggettive per mantenere quegli impegni. 
E' una fallacia dello scommettitore la dichiarazione del politico,  amplificata dai media, che enfatizza singoli episodi di criminalità comune, compiuti magari da immigrati, per instaurare un clima di “terrore”, senza il supporto di una seria indagine statistica, con il preciso scopo di creare una forte domanda di “ordine e sicurezza”, della quale si fa paladino.
Esempio 1. “Ho puntato cinque volte sul nero alla roulette ed è sempre uscito il rosso; di certo ora uscirà il nero”.

·         Fallacia dell'evidenza soppressa.  In questo tipo di fallacia, l’argomentazione parte da premesse vere e pertinenti e la probabilità induttiva della conclusione è abbastanza elevata. Tuttavia, chi cade in questa fallacia omette involontariamente oppure deliberatamente delle importanti premesse e fa apparire come vera una conclusione erronea. Infatti, se le restanti premesse venissero palesate, l’interlocutore capirebbe subito la falsità della conclusione.
Esempio 1. Giorgio è un buon padre di famiglia, è scrupoloso nel suo lavoro ed è veramente una persona positiva”. Si nasconde però il fatto che Giorgio è un boss mafioso.


FALLACIE DI PRESUPPOSIZIONE

Le fallacie di presupposizione sono ragionamenti erronei dove le conclusioni, invece di essere dimostrate, vengono già direttamente assunte nelle premesse. E’ un modo di ragionare ingannevole che, senza disporre di una valida argomentazione, cerca di condurre l’interlocutore verso una conclusione già decisa.

·         Ragionamento circolare (petitio principii). E’ una fallacia tra le più interessanti. Da un punto di vista logico è un’argomentazione valida che, però, difetta per la sua circolarità. In un ragionamento circolare, sia esplicitamente sia implicitamente, la conclusione viene già data come dimostrata nelle premesse, mentre invece la si dovrebbe argomentare oppure, nel ragionamento, si impiega la stessa proposizione sia in premessa che in conclusione. Il ragionamento è chiaramente erroneo perchè il fatto di accettare per vera una conclusione, che è già nelle premesse, non prova affatto quella conclusione.
Esempio 1. “Dio ha creato il mondo (premessa), per cui Dio esiste (conclusione)”. La fallacia consiste nell’assumere, già nella premessa, che la conclusione sia vera.
Esempio 2. "I ragazzi furbi che impiegano bene il loro tempo, sono quelli che studiano molto (premessa). Pertanto i ragazzi che studiano molto sono quelli furbi che impiegano bene il loro tempo (conclusione)”. Si impiega la stessa proposizione sia in premessa che in conclusione.

·         Domanda complessa (plurium interrogationum). E’ un ragionamento fallace che consiste nel formulare una domanda complessa che nasconde una seconda domanda, annidata nella prima, pretendendo però una sola risposta. E’ una tecnica di manipolazione linguistica, ingannevole, molto utilizzata negli interrogatori dei testimoni, per costringerli ad ammettere un evento che non è indicato in premessa e giungere ad una conclusione imposta ma non dimostrata, a causa della mancanza della premessa.
La fallacia si scopre scorporando le molteplici domande annidate nell’unica domanda ed evidenziando che, ognuna di esse ha valori di verità indipendenti.
Esempio 1. “Mi spieghi come hai fatto a copiare il compito in classe?”. Qui, le domande sono due. La prima, che è sottintesa, è: “Hai copiato il compito in classe?” mentre la seconda è: “se hai copiato il compito in classe, mi spieghi come hai fatto?”


·         Conclusione fuorviante (ignoratio elenchi). E’ un tipo di fallacia che consiste nel non controbattere l’argomento in oggetto (perché inattaccabile) ma di inventarsi un altro argomento su un tema del tutto diverso (argomento fuorviante), astutamente attribuito all’avversario, appositamente studiato per giungere ad una conclusione favorevole, ma fuori tema.
E’ una fallacia frequentemente usata dai politici, in modo difensivo, quando fingono di non 
capire, per eludere domande imbarazzanti le cui risposte potrebbero essere poco gradite agli elettori, con il rischio di un crollo dell’immagine del politico e della perdita di voti del suo partito. Con la fallacia della conclusione fuorviante essi sperano di guadagnare tempo, di spiazzare l’avversario e di deviare il discorso sul nuovo argomento, ben più vantaggioso per la loro immagine.
Esempio 1. “Nell’attuale congiuntura economica si registra una diminuzione del tasso di inflazione (su base annua) che oggi si attesta al 1,14 % (2018) mentre era 1,23 % (2017); ne deriva che l’economia è in ripresa (conclusione fuori tema)”.  Qui si vuole convincere che l’economia va bene perchè cala l’inflazione. Quello che invece si può dedurre razionalmente, a partire dalla premessa, è che il tasso di inflazione è  calato (neppure in modo significativo). Nient’altro. La premessa non sostiene la conclusione. L’economia non va bene solo tenendo sotto controllo l’inflazione (austerità), come il paradigma oggi dominante ci vuole far credere.  Vi sono molti altri fattori da considerare, molto più importanti, ad esempio: il livello di occupazione e il tasso degli investimenti. 
Esempio 2. Un giornalista, ad un rappresentante politico: “Egregio signore, il suo partito, dopo tante promesse, ha fatto ben poco o nulla per aumentare l’occupazione” (premessa). Il politico elude l’argomentazione imbarazzante e introduce l’argomento fuorviante: “Guardi che, grazie al mio partito, sono stati realizzati molti nuovi asili per le mamme che lavorano. Non le sembra che siano interventi che vanno a beneficio dei lavoratori?” (conclusione fuori tema).
La risposta del rappresentante politico e la sua successiva domanda retorica, totalmente fuori tema, costringono il giornalista ad una risposta assertiva che ovviamente non soddisfa i pochi spettatori consapevoli della fallacia commessa ma che invece strappa un lungo applauso al più numeroso popolo dei telespettatori, oggi prevalentemente composto da individui ignavi che hanno sviluppato una nevrosi ossessiva compulsiva da consumismo, in gran parte analfabeti funzionali (secondo la definizione UNESCO 1984), completamente assoggettati al paradigma socioeconomico dominante.
Purtroppo la popolazione è praticamente inconsapevole degli strumenti di manipolazione di massa che le classi dirigenti, economiche e politiche, utilizzano per plagiare, sedurre e convincere. Tra essi, spiccano le innumerevoli fallacie che i media, sotto il controllo delle elite, diffondono ed amplificano per manipolare i cittadini consumatori elettori che si ritrovano completamente plagiati dalla retorica consumistica. Essi si sentono sempre più confusi, non comprendono la vera situazione e sono del tutto incapaci di esprimere una qualsiasi forma di reazione, di protesta civile organizzata.

La “conclusione fuorviante” è una fallacia insidiosa per l’interlocutore che la subisce in quanto, pur essendo un argomento fuori tema, va comunque a centrare un bersaglio appositamente pensato per colpire favorevolmente l’opinione pubblica. Nell’esempio, il giornalista che cerca di riportare l’argomento sui giusti binari, può trovarsi in seria difficoltà e venire paradossalmente contestato dal pubblico ignaro e abulico, che lo potrebbe addirittura vedere come un nemico da combattere perchè impedisce al politico di parlare del suo nuovo argomento, fuori tema ma demagogico, più facilmente comprensibile alla massa e tanto abilmente imposto alla sua attenzione.


·         Falsa causa (non sequitur). Si cade nella fallacia della falsa causa quando, per giustificare un evento che non si potrebbe motivare in alcun altro modo, si presume che un altro evento ne sia la causa, anche se non sussiste alcuna relazione causale tra i due eventi.
La fallacia consiste nel presumere, in modo arbitrario, senza dimostrare la veridicità delle affermazioni, che due eventi accaduti contemporaneamente (cum hoc ergo propter hoc) oppure in sequenza (post hoc ergo propter hoc) siano l’uno la causa dell’altro. Di fatto, la relazione tra gli eventi potrebbe essere solo una coincidenza, oppure entrambi gli eventi potrebbero essere stati causati da un terzo evento oppure la relazione potrebbe essere causale ma più complessa e riguardare una molteplicità di fattori oppure ancora l’effetto potrebbe essere scambiato per la causa (inversione causale).
Far passare una correlazione di eventi per una relazione di causa ed effetto è un modo fallace di argomentare dato che, oltre a generare accuse ingiustificate, il fatto di non riuscire ad identificare la vera causa, impedisce di affrontare correttamente il problema e di trovarne la soluzione.
Esempio1. “Siamo sotto la minaccia del terrorismo (effetto), per arginarlo dobbiamo acquistare nuovi armamenti più potenti (falsa causa)”. L’argomento è fallace perché si assume subdolamente che l'inadeguatezza degli armamenti sia la causa dell’aumento del terrorismo. Un’affermazione falsa in quanto la minaccia del terrorismo si risolve in ben altro modo che non potenziando gli armamenti.
Esempio 2.  “Bisogna chiudere tutti i porti (falsa causa) per scongiurare la minaccia dell’immigrazione clandestina dal mare (effetto)”. Qui si vuole convincere che l’apertura dei porti sia la causa dell’aumento dell’immigrazione clandestina. Cosa che, come è ben noto, è falsa.

·         Fallacia naturalistica. Tra i vari fattori, due di essi costituiscono un serio ostacolo allo sviluppo della ricerca scientifica:
-        l’appello alla natura; è l’automatica associazione che tutto ciò che è naturale sia “bello” ed eticamente “buono” e “giusto” e che tutto ciò che è artificiale sia “brutto” ed eticamente “cattivo” e “ingiusto”. Non è così perchè, ad esempio, i funghi velenosi sono naturali ma è buona norma evitare di mangiarli;
-        la fallacia naturalistica; è il ragionamento erroneo nel quale si cade quando si pensa che, se in natura le cose vanno in un certo modo, è perché è così che devono andare; ne consegue, in modo arbitrario, che i principi o le regole morali (ciò che "deve essere" ossia "lo stato di diritto") devono essere derivati a partire dai fatti naturali (ciò che "è" ossia "lo stato di fatto" o "lo stato di natura"). In tal senso la fallacia naturalistica è una variante della fallacia di falsa causa.

In logica, l’essere in un certo modo (lo stato "di natura" o "di fatto") e il dover essere in quel modo (lo stato "di diritto"), sono due concetti da tenere rigorosamente distinti (legge di Hume). Se, in natura, un evento si verifica in un certo modo, ciò non significa che debba essere necessariamente così. E’ del tutto arbitrario associare un valore etico / morale ai concetti di naturale / artificiale, anche perché non è sempre facile distinguere tra naturale e artificiale (un gelato è un prodotto naturale o artificiale?  e lo zucchero, la farina, il chicco di caffè tostato, ecc. ?)
La fallacia naturalistica si basa sulla confusione tra lo stato di natura e lo stato di diritto e sull’ingannevole identificazione tra naturale e morale; così, tutto ciò che è naturale viene elogiato come sano mentre  tutto ciò che non è naturale viene condannato come nocivo e sgradevole.
Le fallacie naturalistiche sono un modo di pensare molto diffuso, sia pure implicitamente, nelle teorie politiche, sociologiche e antropologiche. Sono frequentemente impiegate dai tradizionalisti e dai conservatori, per condannare il progresso della scienza e della tecnologia, che essi vedono come una minaccia all’ordine naturale delle cose, per denunciare certi comportamenti giudicati immorali e per giustificare a priori situazioni logicamente insostenibili (discriminazioni di donne, neri, omosessuali, fasce deboli della popolazione, ecc.)


Esempio 1. “La natura non ha dato agli uomini la capacità di volare (stato di natura), pertanto non hanno il diritto di prendere l’aereo (stato di diritto)”.
Esempio 2. “Una coppia di omosessuali non può avere figli in modo naturale (premessa), quindi non ha il diritto di avere figli (conclusione)”. La premessa dichiara uno stato di natura mentre la conclusione è un giudizio etico, uno stato di diritto, e non esiste una connessione logica tra la premessa e la conclusione.
Esempio 3. “La campagna pubblicitaria dell’alimento X ha avuto un grande successo (premessa); ciò significa che è un prodotto alimentare naturale, buono, che fa molto bene alla salute (conclusione)”. Nella premessa si dichiara uno stato di diritto mentre la conclusione riguarda uno stato di natura. Di fatto, non è necessariamente vero che un’operazione ben riuscita sia in sé buona, opportuna e benefica.

·         Argomento fantoccio (spaventapasseri o straw man). In epoca medioevale, i cavalieri che partecipavano ad un palio, prima di affrontare realmente gli avversari, si allenavano a combattere contro un fantoccio di paglia da cui prende il nome la fallacia.
La fallacia dell’argomento fantoccio può essere commessa involontariamente quando, durante un confronto, un interlocutore non comprende la vera posizione dell’avversario.
Più frequentemente, però, è una fallacia usata ad arte, specialmente in politica, in modo subdolo, per screditare le idee degli avversari. E’ pensata da quell’ interlocutore che, in un confronto, si vede “messo alle corde” dall’avversario, la cui argomentazione è ben costruita e difficile da confutare, e cerca un modo per screditare il rivale senza però confrontarsi direttamente con i suoi ragionamenti, che sono inattaccabili. Allo scopo, decide di distorcere l’argomentazione dell’ avversario e di trasformarla in un’altra, dall’apparenza simile, ma costruita in modo da essere facilmente demolita (argomento fantoccio).
Data la sua natura, l’argomento fantoccio è tra le fallacie più abiette e provocatorie che esistano. Ha successo quando, chi la concepisce, riesce con la sua arte oratoria a creare l’illusione che i due ragionamenti: quello originario e quello fantoccio siano coincidenti, in modo da far credere al pubblico che ascolta di aver demolito con successo l’argomentazione del suo avversario, mentre invece ha smantellato solo l’argomentazione fantoccio che egli stesso si era inventata ad hoc per sostituire quella originale. La fallacia ha tanto più successo quanto più si è in presenza di un’utenza mediatica costituita, per la maggior parte, da persone poco consapevoli, disattente e impreparate.

Esempio 1. Interlocutore 1: "Gli immigrati hanno diritto a non essere respinti in blocco, senza accertare i singoli casi” (tesi difficile da confutare). Interlocutore 2: "Non possiamo accettare tutti gli immigrati che chiedono accoglienza, altrimenti il nostro Paese verrebbe economicamente distrutto” (tesi fantoccio, facilmente confutabile). Qui, la tesi originaria è stata distorta ed estremizzata dato che non sostiene di voler accettare le richieste di tutti coloro che chiedono asilo ma di esaminarle caso per caso.
Esempio 2Interlocutore 1: “Occorre legalizzare la vendita della cannabis” (tesi difficile da confutare). Interlocutore 2: “Una società che consente un indiscriminato accesso alle droghe perde la propria etica e si abbandona alla ricerca di una gratificazione immediata” (tesi fantoccio, facilmente confutabile). La tesi originaria è stata distorta ed estremizzata in quanto essa non propone di legalizzare tutti i tipi di droghe  ma solamente un tipo di droga leggera.
Esempio 3Interlocutore 1: “Dobbiamo ridurre gli investimenti in campo militare ed usare i soldi risparmiati per aumentare gli investimenti nella scuola e nella ricerca scientifica” (tesi difficile da confutare). Interlocutore 2: “Mi sembra chiaro che si voglia lasciare la nostra nazione indifesa ed alla mercé dei terroristi” (tesi fantoccio, facilmente confutabile). Anche qui, la tesi originaria è stata distorta ed estremizzata in quanto essa non propone di eliminare del tutto gli investimenti in campo militare, ma solo di ridurli, per orientarli anche in altri settori strategici.



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