CONOSCERE LE FALLACIE, PER DIFENDERSI – Parte 3
Per il cittadino
consumatore ed elettore, la padronanza delle fallacie è un potente strumento di
difesa dalle trappole argomentative dei ciarlatani, perché permette di
riconoscerle nei discorsi e di neutralizzarle in tempo. Rispondere a tono alle
argomentazioni erronee delle elite ci restituisce la dignità di cittadini
consapevoli e liberi, capaci di pretendere dalle classi dirigenti un rapporto
di reciproca fiducia, basato su un dialogo onesto e trasparente, su tutti i temi veramente rilevanti
per il governo del Paese.
In questa terza parte, vengono
dapprima illustrate le regole inferenziali per la costruzione di una valida argomentazione;
poi si passa ad analizzare altri tipi di fallacie che, secondo la
classificazione che fa riferimento alla moderna logica formale, vengono
distinte in fallacie formali e fallacie non formali.
REGOLE INFERENZIALI
Nella logica formale, dagli enunciati condizionali derivano le seguenti due fondamentali regole di
ragionamento (due metodi di inferenza):
a. Affermazione dell’antecedente
(modus ponens). Per definizione, data una proposizione
condizionale, la regola dell’affermazione stabilisce che dall’affermazione dell’antecedente si conclude l’affermazione del conseguente.
Se la proposizione antecedente è vera allora anche la proposizione conseguente
risulta vera. Sulla regola dell’affermazione si basano molti ragionamenti
scientifici, legali e di vita comune.
Esempio 1. “Se piove (antecedente), allora la strada si
bagna (conseguente)”. Applicando
l’affermazione dell’antecedente si ha: “Dato che piove (affermazione dell’antecedente), allora la strada si bagna (affermazione del conseguente)”.
b.
Negazione del conseguente (modus tollens). Per
definizione, data una proposizione condizionale, la regola della negazione
stabilisce che dalla negazione del
conseguente si conclude la negazione dell’antecedente. La regola della
negazione è molto
utilizzata nella verifica delle ipotesi scientifiche. Se una data teoria
prevede necessariamente delle conseguenze e tali conseguenze non si osservano,
allora si può concludere che quella teoria non è valida.
Esempio 1. “Se la terra è piatta (antecedente),
allora una nave che solca il mare è sempre visibile all’orizzonte (conseguente)”. Applicando la negazione del conseguente si
ha: “I dati empirici confermano che una
nave che solca il mare non è sempre visibile all’orizzonte (negazione del
conseguente), allora la Terra non è piatta (negazione dell’antecedente)”.
CLASSIFICAZIONE MODERNA DELLE FALLACIE
Con il riferimento
alla moderna logica formale, le fallacie si possono distinguere in:
a) fallacie formali
b) fallacie non formali
Fallacie formali
La fallacie formali sono
argomentazioni erronee nelle quali si cade quando si violano le regole
inferenziali tipiche della logica formale, con conseguenze che si possono
rivelare anche estremamente pericolose. Le fallacie formali si possono
distinguere nei seguenti tipi:
·
Affermazione
del conseguente (violazione del modus ponens). E’ la fallacia nella quale si incorre
quando, in uno schema inferenziale, dall’affermazione
del conseguente si conclude l’affermazione dell’antecedente. (In appendice, gli appassionati di logica possono trovare
un approfondimento)
Esempio 1. Inferenza corretta:
“Se
piove (antecedente), allora la strada si bagna (conseguente)”.
“Dato che piove (affermazione dell’antecedente), allora la strada si bagna (affermazione del conseguente)”.
Si
commette la fallacia per
affermazione del conseguente quando
si argomenta nel seguente modo:
“Se piove (antecedente), allora la
strada si bagna (conseguente)”.
“La
strada si bagna (affermazione del conseguente), dunque piove (affermazione
dell’antecedente)”.
Il
ragionamento è erroneo perché si attribuisce un’unica causa ad un evento che
può averne più d’una. La strada, infatti, potrebbe essere bagnata perché
un’autobotte vi spruzza sopra dell’acqua, per lavarla, oppure per tanti altri
motivi.
Esempio 2. Inferenza corretta:
“Tutti i gatti (antecedente) hanno quattro zampe
(conseguente)”.
“Io sono
un gatto (affermazione
dell’antecedente), dunque ho quattro zampe (affermazione
del conseguente)”.
Si commette la fallacia per affermazione del conseguente quando
si ragiona come segue. Un cane pensa:
“Tutti i gatti (antecedente) hanno quattro zampe
(conseguente)”.
“Io ho
quattro zampe (affermazione
del conseguente), dunque sono un gatto (affermazione
dell’antecedente)”.
Il
ragionamento è erroneo perché attribuisce la proprietà di avere quattro zampe
solo ai gatti mentre invece anche altri animali (ad esempio i cani) hanno
quattro zampe.
·
Negazione
dell'antecedente (violazione
del modus tollens). E’ la
fallacia nella quale si incorre quando, in uno schema inferenziale, dalla
negazione dell’antecedente si conclude la negazione del conseguente. (In
appendice, gli appassionati di logica possono trovare un approfondimento).
Esempio 1. Inferenza corretta:
“Se un’automobile si
mette in moto (antecedente) allora c’è benzina (conseguente)”.
“In questa automobile non
c’è benzina (negazione del conseguente), dunque non si mette in moto (negazione
dell’antecedente)”.
Si commette la fallacia per negazione dell'antecedente
quando si argomenta nel seguente modo:
“Se un’automobile si mette in moto
(antecedente) allora c’è benzina (conseguente)”.
“Questa automobile non
si mette in moto (negazione dell’antecedente), dunque non c’è benzina
(negazione del conseguente)”.
Il ragionamento è erroneo perché si
attribuisce un’unica causa ad un evento che può averne più d’una. L’automobile, infatti, potrebbe
non mettersi in moto per un guasto al motore o per altri motivi.
Esempio 2. Inferenza corretta:
“Tutti i gatti (antecedente)
hanno la coda (conseguente)”.
“Io non ho la coda (negazione
del conseguente), dunque non sono un gatto (negazione dell’antecedente)”.
Si commette la fallacia di negazione dell'antecedente
quando si ragiona come segue: Un cane pensa:
“Tutti i gatti
(antecedente) hanno la coda (conseguente)”.
“Io non sono un gatto
(negazione dell’antecedente), dunque non ho la coda (negazione del
conseguente)”.
Il
ragionamento è erroneo perché attribuisce la proprietà di non avere la coda a
tutti gli animali che non sono gatti, quando invece anche altri animali (ad
esempio i cani) hanno la coda.
·
Falsa dicotomia (falso dilemma): E’ un tipo di fallacia
molto comune, soprattutto nelle discussioni politiche, dove il modo di
argomentare è poco approfondito e si basa su
bipolarismi e conflittualità. Chi commette fallacia per falsa dicotomia si cela
dietro argomentazioni apparentemente coerenti dove si presuppone, erroneamente,
che fra tante diverse possibilità, l’unica vera sia quella dicotomica.
Esempio 1. Ad un elettore statunitense: “O voti i democratici o voti
i repubblicani”. Qui si escludono altre possibilità. Ad esempio, l’elettore
potrebbe astenersi dal voto, oppure votare scheda bianca. E’ una fallacia molto
comune nelle discussioni politiche superficiali dove si tende ad esaltare
l’aspetto bipolare e conflittuale.
Esempio 2. Affermazione: “Chi critica i
respingimenti dei barconi degli immigrati è uno di sinistra”. La fallacia
argomentativa presuppone un evidente bipolarismo. Chi, pur essendo di destra,
non approva in blocco tutte le misure proposta dal suo partito viene tacciato
di essere del partito opposto, come se non esistessero mille sfumature.
·
Argomentazione a catena. E’ un modo erroneo di
argomentare dove si vuol far credere che la conclusione scaturisca logicamente da
una presunta catena di eventi in sequenza quando, in realtà,
non si dimostra alcuna connessione logica tra gli eventi che si succedono sulla
catena. Una struttura tipica della fallacia è la seguente: “Se si verificasse
l’evento 1 allora si verificherebbe l’evento 2, quindi l’evento 3 e così via di
seguito. Come conclusione, occorre assolutamente impedire che si verifichi l’evento
1”.
Esempio 1. “Se si legalizzasse l’aborto aumenterebbe
la pornografia infantile, poi crescerebbe
la violenza e lo sfruttamento dei minori e, alla fine, si giungerebbe al totale
disprezzo per la vita umana e per tutti gli esseri viventi. Di
conseguenza occorre impedire che si legalizzi l’aborto”.
Il ragionamento erroneo consiste nel ritenere che esista una catena logica tra gli
eventi che si succedono in sequenza la qual porta necessariamente alla conclusione
apocalittica.
Fallacie non formali
Le fallacie informali sono errori nei quali si cade tutte le volte in cui, per una molteplicità di fattori, le tecniche di inferenza formali non garantiscono la validità di un ragionamento. Ciò può accadere per negligenza o disattenzione, per dolo con l’uso di un linguaggio ambiguo oppure per la mancanza di sufficienti informazioni che non consente di accertare la verità delle premesse, la loro pertinenza e la plausibilità della conclusione.
Di seguito vengono descritte le
fallacie che si incontrano più frequentemente in ambito economico e politico, distinguendole
in tre classi:
a) fallacie di
pertinenza; sono ragionamenti erronei dove si sostiene la propria tesi con attacchi personali a danno
dell’interlocutore di turno, oppure facendo riferimento a cause di forza
maggiore
b) fallacie basate sulle emozioni e sui
sentimenti; sono modalità
argomentative fallaci che sostengono una tesi facendo leva sulle emozioni e sui
sentimenti
c) fallacie causali; sono argomentazioni erronee che
considerano solo le informazioni e i dati a supporto della propria tesi, mentre
ignorano tutto il resto.
FALLACIE
DI PERTINENZA
Le fallacie
di pertinenza (o di rilevanza) consistono tipicamente in attacchi personali
rivolti verso l’interlocutore di turno. Sono argomentazioni nelle quali le
premesse sono irrilevanti e non hanno alcuna pertinenza, alcun nesso logico con
la conclusione che si intende sostenere. Data la loro debolezza induttiva, le
fallacie di pertinenza non hanno neppure grande validità deduttiva. Ecco, di
seguito, le principali.
·
Attacco alla persona
(argumentum ad personam). E’ un
ragionamento fallace, in assoluto tra i più frequenti. Per confutare
l’argomentazione di un avversario, non si agisce sul piano razionale e formale ma lo si attacca dapprima sul piano personale (moralità, etnia,
religione), adducendo fatti irrilevanti rispetto all’argomentazione da
confutare. Quindi si utilizza l’attacco per infondere dubbi sulla credibilità e coerenza dell’avversario, per
metterlo in ridicolo e screditarlo.
L’attacco alla persona è la fallacia più odiosa e più diffusa in ambito
politico, date le sue notevoli implicazioni a livello elettorale; specialmente
oggi, in concomitanza con il fenomeno della “personalizzazione della
politica". Con la complicità dei social network, non esiste attualmente un
uomo politico, di qualsiasi spessore, che non senta l’esigenza di farsi
riconoscere da un vasto pubblico. La comunicazione pubblica non è più guidata
dal ruolo bensì dalla personalità, che viene addirittura costruita su misura.
Il fenomeno è accentuato dai mezzi di comunicazione: televisione, radio e
stampa, che si nutrono della spettacolarizzazione della politica, come di ogni
altro ambito della vita sociale.
Di seguito, sono illustrate alcune
varianti della fallacia di attacco alla persona e, per ognuno di esse, sono
riportati uno o più esempi di chiarimento.
-
Attacco
personale illecito. E’
una variante dell’attacco alla persona dove, nelle premesse
dell’argomentazione, si fanno riferimenti illeciti e gratuiti su determinate
caratteristiche dell’avversario quali: il carattere, l’aspetto, il modo di
comportarsi e di vestirsi, il credo politico o religioso, l’etnia, lo status
sociale ed economico, l’interesse personale, le sue competenze, ecc., allo
scopo di screditarlo e, indirettamente, screditare anche le sue argomentazioni.
In un
confronto onesto, il modo di confutare il ragionamento dell’avversario è quello
di valutare seriamente le sue argomentazioni. Solo in un secondo tempo, dopo
una dettagliata analisi, si potrebbe eventualmente attuare un attacco personale,
ma solo se giustificato, per evidenziare eventuali conflitti di interesse
oppure la presunta incompetenza dell'avversario. In nessun modo, è ammissibile portare
un attacco personale all’avversario senza
produrre una seria e comprovata contestazione delle sue argomentazioni.
Esempio 1. “Il ministro X
afferma che un’economia sana deve garantire a tutti un posto di lavoro. Ma non ci
possiamo fidare di quel ministro perchè è indagato”.
Esempio 2. “Quello
che Giovanni afferma, circa la necessità di difendere i ceti meno abbienti, non
si può prendere in seria considerazione poiché non ha mai lavorato e indossa
sempre vestiti costosi”.
(supposta incompetenza dell'interlocutore).
Esempio 3. “In una riunione sindacale, Paolo
afferma che è necessario migliorare il livello di sicurezza della fabbrica, per
garantire l’incolumità degli operai, e propone di applicare i dispositivi di
sicurezza alle macchine di processo che ne sono sprovviste. Mario ribatte che non
si deve credere alla proposta di Paolo perchè, negli anni '60, Paolo fu
arrestato per resistenza a pubblico ufficiale”. Si cerca di deviare
l’attenzione sul comportamento di Paolo, quando invece il vero oggetto del
dibattito è l’analisi del rischio; è individuare quali sono le macchine sulle
quali sono richiesti i dispositivi di sicurezza e verificare la loro effettiva
presenza ed efficienza.
Esempio 4. "Il Prof. X sostiene che il
riscaldamento globale sia un inganno; vi avverto però che X è stipendiato dalle
grandi compagnie multinazionali antiambientaliste, delle quali
difende gli interessi commerciali. Inoltre, da anni, egli non pubblica più un
solo articolo “peer reviewed” sulle riviste scientifiche che si occupano di
questioni ambientali”. Questo è un caso emblematico di attacco
illecito alla persona nei confronti di chi è convinto che la tesi del
riscaldamento globale sia solo una frode. E’ un’argomentazione fallace perchè,
il fatto di essere
stipendiati da grandi compagnie energetiche antiambientali oppure di non
disporre di un lungo elenco di articoli "peer-reviewed", non prova nulla,
non valida la conclusione. Vi sono ben altri modi leciti per dimostrare
l’infondatezza delle argomentazioni dei negazionisti.
Esempio 5. “Bianchi detesta qualsiasi forma di
superstizione, ma crede che rompere uno specchio porti sfortuna. Quindi, la
verità è che non si può fare a meno di credere in qualche superstizione”.
L’argomentazione è fallace poiché le preferenze di una persona non hanno alcun nesso logico con la verità
delle affermazioni che quella persona sostiene.
-
Attacco
personale per cattiva condotta (tu quoque). E’
una variante dell’attacco alla persona dove, invece di confutare, su un piano formale, le argomentazioni sostenute
dall’avversario lo si attacca sul piano personale, accusandolo di
commettere pure lui lo stesso errore, di avere una condotta ambigua o di essere
selettivo e quindi incoerente con quanto afferma.
"Tu quoque” è la
fallacia di pertinenza per “antonomasia”, impiegata allo scopo di generalizzare
la colpa, per diluirne l’effetto. La si usa per confutare l’argomentazione dell’avversario
accusandolo di un comportamento incoerente con ciò che sostiene (tu quoque, anche tu lo fai o sei).
Tuttavia, la tesi sostenuta dall’avversario può essere perfettamente valida, a
prescindere dal suo comportamento. Al massimo, lo si può accusare di essere un
ipocrita ma non di argomentare in modo errato.
Esempio 1. “Il padre di Roberto, che è un
accanito fumatore, dice al figlio di non fumare perché il fumo fa male alla
salute”; il figlio ribatte: “Non è vero, perché anche tu fumi”.
Esempio 2. Un tale afferma "Bisogna indignarsi per l'esistenza dei poliziotti corrotti". L'altro ribatte "No, perchè la corruzione esiste dappertutto; è presente tra le
forze di polizia, come tra i medici, i giudici, i politici, i funzionari
statali, ecc.”
-
Attacco
personale per interesse. E’
un’altra variante dell’attacco alla persona dove, si punta a confutare la tesi dell’avversario
sostenendo che lo fa per interesse, per cercare di ottenere un vantaggio
personale.
Esempio 1. “Una nota compagnia petrolifera
sostiene che il gas flaring non è dannoso”. E’ evidente che vi sono delle
buone ragioni per non credere ciecamente a quanto viene affermato da quella
compagnia petrolifera”.
Esempio 2. “Rossi
sostiene che si deve approvare la legge sui vaccini perché è giusta e permette
di proteggere i nostri figli e le future generazioni. Rossi però è un
azionista di un’azienda farmaceutica che produce i vaccini e il suo è un
ragionamento interessato; pertanto la legge sui vaccini non va assolutamente
approvata”.
La fallacia
deriva dal fatto che il possibile vantaggio che Rossi trae dall’essere
un’azionista di un’azienda farmaceutica è irrilevante e non pregiudica la sua argomentazione che la vaccinazione è una
pratica corretta perché protegge la salute dei nostri figli e delle future
generazioni.
-
Attacco
personale per conoscenze sospette (attacco personale indiretto). E’ un’altra variante dell’attacco alla
persona che consiste nel confutare una tesi non
attaccando direttamente chi la propone ma criticando le compagnie che frequenta
e quindi, indirettamente, sollevando dei dubbi sulla sua reputazione.
Esempio 1. “Stefano è contrario alla liberalizzazione
delle droghe, però ha degli amici tra gli spacciatori”. Qui la fallacia
è evidente perché l’integrità morale delle amicizie frequentate da Stefano è
irrilevante rispetto alla validità logica della tesi che sostiene.
·
Appello all’autorità (agumentum ab auctoritate). E’ un tipo di fallacia di pertinenza
dove la tesi che si intende dimostrare non viene sostenuta in base ad una
valida argomentazione logica bensì in base all’approvazione da parte di una
persona autorevole, che si riconosce esperta nel campo e alla quale tributiamo
prestigio e rispetto. La fallacia deriva dal fatto che, in logica, una
proposizione non è vera o falsa solo perché lo afferma una persona autorevole
oppure perché si fa riferimento alle affermazioni di una persona
autorevole. L’appello all’autorità è un tipo di fallacia
di pertinenza difficile da individuare
in quanto non esiste un criterio chiaro e affidabile per valutare la verità
delle affermazioni di una persona autorevole.
Il mondo è
pieno di “tuttologi” e se qualcuno è autorevole in un dato settore, non lo è
necessariamente anche in altri; inoltre anche un vero esperto in un settore può
sbagliare. In gran parte, il
problema deriva dal fatto che la stragrande maggioranza delle verità sulle quali
costruiamo la nostra visione del mondo non proviene dalla nostra esperienza
diretta ma le apprendiamo da altre persone o dai libri o dai media.
Esempio 1. “Il
premio Nobel per la medicina X si
è opposto ai vaccini obbligatori; quindi dobbiamo credergli”. Si tratta
evidentemente di un ragionamento fallace perché la verità di una data
proposizione non dipende dall’autorevolezza di chi la sostiene. Naturalmente
questo non significa che, per principio, sia corretto dubitare di qualunque
cosa venga affermata da un esperto del settore.
Esempio 2. “Il senatore Tizio, che è un medico, sostiene che la legge
sulla regolamentazione degli scioperi va bocciata. Perché mai dovremmo
credergli? Egli è un’autorità in materia di medicina ma non sa nulla in materia
di lavoro”.
·
Appello
al giudizio (argumentum ad judicium). Come
fallacia, può essere considerata una variante all’ appello all’autorità, dove la fonte autorevole qui è
costituita dal gran numero di persone che sostengono la stessa tesi. La
fallacia scaturisce dal ritenere che la verità o la falsità di una
proposizione dipenda dal giudizio che le viene assegnato da un gruppo, il
più ampio possibile, di persone oppure da istituzioni che esercitano una
particolare influenza sulla popolazione.
Esempio 1. “I
sondaggi suggeriscono che il partito X vincerà le elezioni, quindi faresti bene
a votarlo”. La verità di un enunciato non dipende da chi e da quanti lo
giudicano veritiero.
·
Appello alla modestia (argumentum ad verecundiam). E’ un tipo di fallacia di pertinenza
in un certo senso opposto alla fallacia “appello all’autorità”. In questo caso, la tesi che si intende promuovere viene sostenuta da una persona famosa e
rispettata ma assolutamente incompetente in materia. E’ un tipo di fallacia molto usata
negli spot pubblicitari dove, per promuovere la qualità di prodotti o servizi
commerciali, si invitano i “testimonial” ossia personaggi famosi ma non esperti in
materia.
Esempio 1. “L’attore
X sostiene che il prodotto Y è eccezionale, quindi
deve essere senz’altro vero”.
·
Appello all’ignoranza (argumentum ad ignorantiam). E’ un
tipo di fallacia di pertinenza dove si pretende di affermare la verità di una
data argomentazione solo perché non si può dimostrarne la falsità, oppure viceversa (si afferma la falsità solo perché non si può
provarne la verità). Si presume cioè che una data argomentazione sia vera o
falsa fintanto che non si prova il contrario. In altre parole, si ricorre
all’ignoranza (assenza di prove) per affermare la verità o la falsità di un
enunciato. La struttura della fallacia è apparentemente dicotomica:
-
data
un proposizione P, siccome non si possiedono sufficienti informazioni per
dimostrare che P sia vera, allora si presume che P sia falsa;
-
data
un proposizione P, siccome non si possiedono sufficienti informazioni per
dimostrare che P sia falsa, allora si presume che P sia vera.
L’appello
all’ignoranza è un modo di argomentare chiaramente fallace perché
l’insufficienza di prove per dimostrare la condizione di verità o falsità di un
enunciato non ci autorizza a concludere che sia vera la sua negazione. Una data
proposizione risulta vera o falsa in base all’esistenza di prove che la
sostengono o la confutano e non certo alla loro mancanza. Se da un dato insieme di premesse non possiamo derivare una conclusione allora da quello stesso
insieme di premesse non possiamo neppure derivare la negazione della
conclusione. In questi casi, occorre sospendere ogni giudizio fino a quando si
acquisisce la prova, che potrà essere favorevole oppure contraria.
Esempio 1. “Nessuno ha mai provato che gli OGM siano dannosi. Quindi, gli OGM non sono dannosi”. Il ragionamento è erroneo perché manca la prova che siano nocivi oppure benefici.
·
Fallacia
della brutta china. E’ una fallacia di
pertinenza molto frequente, dove l’interlocutore cerca di confutare la tesi
dell’avversario, argomentando sulle conseguenze negative che ne deriverebbero.
Lo fa, elencando una successione di eventi, sempre peggiori, che si
verificherebbero inevitabilmente
a catena, per effetto domino (la brutta china), fino a giungere ad un evento
finale, apocalittico. Il ragionamento è fallace perché il passaggio da un
evento all’altro, sulla catena, è arbitrario, in quanto avviene senza argomentarlo
in modo valido (logicamente coerente). Infine, si giunge, in modo discutibile, all’evento
terminale che è ovviamente traumatizzante ed assurdo.
Esempio 1. “Se si rende legale il divorzio,
allora avremo il via libera per l’aborto e poi ci sarà il matrimonio tra gli omosessuali
e poi …”. Oops, ma è proprio quello che è successo!
Esempio 2. “Se si rendesse legale
l’eutanasia i medici potrebbero uccidere chiunque. I familiari sarebbero spinti a sbarazzarsi dei
congiunti ammalati; gli ammalati
chiederebbero di morire per non dover spendere in medicine; verrebbero
soppressi i disabili, gli invalidi e anche gli anziani”. L’argomentazione è
palesemente fallace perché nessun sostenitore dell’ eutanasia afferma di
volere il genocidio delle fasce deboli della società. Inoltre, nei Paesi dove
l’eutanasia è permessa, in genere, l’unico requisito previsto è che la
malattia sia terminale e senza speranza di guarigione. Naturalmente, a chi si oppone all’eutanasia fa comodo che la gente non sappia e, nelle loro
argomentazioni, saltano volentieri molti passaggi logici, per giungere a
conclusioni del tutto fuorvianti e inaccettabili. Nel frattempo, i sostenitori
dell’ eutanasia devono faticare molto per difendersi da quelle infamanti accuse.
·
Diversione
spiritosa. La fallacia consiste nell’introdurre, nella discussione, una battuta
di spirito, come mossa diversiva per distrarre dal tema centrale della
discussione quando ci si accorge della debolezza della propria argomentazione e
si rimane a corto di obiezioni alle osservazioni dell’avversario. Di per sé, l’ironia non è fallace ma lo è l’uso che se ne fa nel contesto, specialmente se
abbinata a fallacie di attacco alla persona.
Esempio 1. “Il
capitalismo è lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Il comunismo è l'inverso”.
L’ironia è usata per distrarre e nascondere la mancanza di una buona ragione a
favore della propria tesi.
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