ECONOMIA ECOLOGICA ED ECONOMIA TRADIZIONALE, A CONFRONTO - Parte 3
05 Approccio decisionale
Economia tradizionale
L’economia
tradizionale, neoclassica, è una scienza
applicata normale. Pur essendo
stata concepita verso la fine dell’ 800, gode ancora di un’ampia credibilità,
avendo deciso di assumere la connotazione di una scienza “esatta”, paragonabile
alle scienze hard (fisica e chimica), dalle quali ha derivato i principi
fondamentali e i metodi di analisi.
Secondo gli economisti ambientali
tradizionali, la valutazione di un progetto di investimento ambientale pubblico
non può essere condotta sulla base di decisioni influenzate dalla pressione
delle forze politiche ma deve essere effettuata in modo sistematico, razionale
ed obiettivo mediante un’analisi costi–benefici.
Le
decisioni in materia di politica economica vengono adottate ammettendo, come unico metodo
di argomentazione, la discussione tecnico scientifica. Il
giudizio di qualità sul lavoro scientifico deve essere espresso
unicamente da un’ Autorità tecnica
costituita da una comunità
ristretta di pari;
ossia da un gruppo di specialisti che
traggono autorevolezza per autoreferenzialità in un gruppo di pari (referenze
peer to peer). La soluzione che ne scaturisce risulta pertanto la deduzione formalizzata, conseguita
mediante discussioni tecniche, tra un gruppo di specialisti
(comunità ristretta di pari); una discussione dove viene propugnato un unico
paradigma, indiscusso e indiscutibile.
Insomma,
secondo il tipico paradigma della scienza normale, si decide unicamente sulla base dei risultati di lavori
rigorosamente scientifici, validati da un gruppo di esperti. Un modo di
argomentare e proporre soluzioni che interpreta la realtà in maniera ingenua e
lineare; che tuttavia è preferito ad altre strategie decisionali perché la
soluzione scientifica viene considerata più rigorosa, più matura e più neutra
di quella socio – politica; è la soluzione esatta, perché si basa esclusivamente
su dati scientifici che vengono ritenuti certi e incontrovertibili ed è anche
la strade più veloce e meno snervante per giungere ad una soluzione.
L’approccio
decisionale, basato sui lavori scientifici, ignora ogni tipo di incertezza sui
dati, che invece è irriducibilmente associata alla complessità dei problemi da
affrontare, e non considera nemmeno gli interessi, spesso contrastanti e
carichi di valori politico sociali, di tutti i soggetti che si trovano coinvolti
nella soluzione adottata.
Economia ecologica
La
strategia decisionale adottata dall’economia ecologica la configura come un’economia politica. E’ una scienza sociale, democratica, etica e interdisciplinare che
intende essere di supporto alle decisioni di politica ambientale, sociale ed
economica, per uno sviluppo sostenibile.
La
sua libertà d’azione si esprime all’interno della filosofia morale, sulla quale
fonda il suo contesto concettuale. A tal fine, essa adotta una strategia decisionale
ed ha sviluppato metodologie innovative per gestire in modo corretto i problemi
di una realtà sistemica e complessa e le sfide epistemologiche e di governo richieste
dalla sostenibilità, in una realtà che è sistemica e complessa.
La
nostra epoca è caratterizzata da una forte crisi delle scienze e della
filosofia. Questioni di notevole
complessità, come quelle in ambito socioeconomico ed ecologico, quali: il
cambiamento climatico, l’ingiusta distribuzione dei redditi e della ricchezza,
i pericoli dell’energia nucleare, le incognite della biotecnologia, le analisi
del rischio sanitario ed ambientale, sono tutti temi caratterizzati da un’elevata ed irriducibile incertezza nei
dati, che coinvolgono un contesto
sociale carico di valori importanti e conflittuali.
In
un tale contesto, la razionalità
scientifica (approccio cognitivo scientifico o approccio epistemico) non basta, da sola, ad impostare un corretto processo decisionale.
E’ per questo motivo che la scienza economica tradizionale “normale” è incapace
di fornire un’adeguata risposta alle gravi emergenze planetarie che incombono
sull’umanità.
L’economia
ecologica contesta il fatto che le decisioni in materia di politica economica
debbano essere adottate unicamente sulla base degli esiti di lavori
rigorosamente scientifici, validati da una “comunità ristretta di pari” (i
cosiddetti specialisti). A causa delle incertezze irriducibilmente associate
alla complessità dei problemi da affrontare, delle proposte cariche di valori
sociali e degli interessi spesso contrastanti, di tutti i soggetti coinvolti
nelle decisioni (un contesto tipico dei temi della complessità), occorre un diverso
approccio decisionale; un approccio più ampio, dove le soluzioni vincenti si
ottengono integrando le soluzioni proposte dalla scienza tradizionale con altre
forme del sapere, in modo da coinvolgere, oltre agli scienziati esperti della
materia, anche tutta la comunità dei soggetti direttamente interessati.
L’approccio
decisionale è socio–politico. L’economia ecologica ritiene che la
validazione di un lavoro scientifico relativo ad un problema sociale ed
economico di grande complessità nonchè la ricerca delle migliori soluzioni sia
un compito da affrontare e risolvere secondo un nuovo paradigma. Il nuovo
approccio prevede che la garanzia della qualità delle decisioni sui limiti
ecologici dell'economia sia assicurata da una comunità estesa di persone
interessate, di varia estrazione sociale e culturale; è la comunità estesa di pari, la quale si confronta attivamente sui temi scientifici, sociali e politici,
adottando una strategia decisionale fondata su un dialogo, da condurre in modo democratico, trasparente ed onesto. Insomma,
è l’approccio della scienza “post
normale”, adottato dall’economia ecologica che, in tal senso, si presenta
come l’unica possibile alternativa all’economia tradizionale.
Secondo
l’economia ecologica non si tratta di ricercare la soluzione “vera”, quella
giusta in assoluto, che non esiste o che, a causa delle incertezze
irriducibili, non è accessibile, ma di integrare i "fatti" e i
"valori" in una concezione unitaria e adottare la “qualità” e non la
pretesa di “verità”, come criterio fondamentale di valutazione delle soluzioni.
Come
scienza “post normale”, l’economia ecologica ritiene che, per ogni tema
complesso, non esista un unico esperto mentre invece esiste sempre una comunità
di persone che, in vario modo, sono interessate al problema e ad una sua equa
soluzione. Ritiene pertanto che la migliore metodologia decisionale, risolutiva
dei problemi, sia quella fondata sul dialogo, sull’apprendimento tra pari e sul
rispetto reciproco. Una metodologia che pone
in primo piano e legittima la pluralità dei punti di vista, su qualsiasi
tema.
La
modalità di confronto dialogico permette alla comunità estesa di pari di
apportare la sua esperienza, anche di non specialisti tecnico scientifici, e di
esprimere una molteplicità di punti di vista complementari, tutti ugualmente
legittimi, con il fine di conseguire il progresso sociale e democratico. In tal
senso, l’economia ecologica è un’economia politica e una scienza post normale.
Fino
a non molto tempo fa, le scienze post normali, come l’economia ecologica, erano
sottovalutate perchè considerate meno “precise”. Il lungo e snervante processo decisionale,
su base dialogica, non era ben visto, perchè considerato troppo soggetto ad
influenze e a vincoli esterni. Come conseguenza, le soluzioni proposte venivano
sottovalutate ed erano da respingere, perché poco convincenti.
Il
nuovo approccio epistemico dell’economia ecologica getta una diversa luce sul
processo politico, che si trasforma in un
dialogo trasparente ed onesto tra una comunità estesa di pari, la quale è
la depositaria della democratizzazione della conoscenza ed è la garante della
qualità dei risultati. Si crea così una grande potenzialità di sviluppo, caratterizzato
da una molteplicità di punti di vista e di legittimi accordi.
I
principali temi che l’economia ecologica affronta, secondo l’approccio
scientifico postnormale, sono:
-
la
sostenibilità ecologica dell’economia (la scala economica ottimale)
-
l’equa distribuzione dei redditi,
-
gli aspetti etici dei problemi economici e
-
la valorizzazione delle diverse culture
Sono
tutti temi carichi di valore e di primaria importanza per comprendere e gestire
la sostenibilità. L’economia ecologica è
consapevole del fatto che tutti i problemi tecnologici sono di natura complessa
perché ogni tecnologia non è mai neutra ma
è sempre incorporata in un contesto sociale e naturale.
06 Dimensione del sistema economico
Economia tradizionale
L’economia
tradizionale, nella sua visione preanalitica, considera unicamente la
dimensione simbolica, monetaria del sistema socioeconomico e adotta il denaro,
come unica unità di misura. Ritiene che tutti
i beni siano riducibili a merci (beni privati, rivali ed esclusivi); gli
unici che possono essere allocati in modo efficiente dai mercati e dal sistema
di formazione dei prezzi.
Economia ecologica
L’economia
ecologica considera l’economia umana come un sistema infinitamente complesso e
adotta un approccio alla risoluzione dei problemi di tipo analisi multicriteri e multidimensionale.
Ritiene che i beni siano dei mezzi con i quali i soddisfattori appagano i
bisogni umani. I beni, pertanto, possono essere di varia natura e non sono
tutti riducibili a merci di scambio (beni privati, rivali ed esclusivi, che
sono gli unici gestibili dai mercati).
La Valutazione
Multicriteri è un procedimento di valutazione dei progetti che si propone
di adottare una decisione razionale valutando ogni criterio preso in considerazione
in modo separato e con diverse scale di valori.
Una volta individuate, con le tecniche della
scienza post normale, le migliori strategie da adottare per conseguire gli obiettivi della scala ottimale
dell’economia e della giusta distribuzione dei redditi e della ricchezza,
solo allora, l’economia ecologica suggerisce di utilizzare i tradizionali
strumenti monetari, tipici della politica economica ambientale, quali: le tasse
pigouviane sulle esternalità, i permessi di inquinamento negoziabili, ecc.
L’economia
ecologica studia il sistema socioeconomico tenendo conto anche della sua
dimensione biofisica, ossia della sua natura di sistema termodinamico aperto, caratterizzato
da processi economici dissipativi che si svolgono in condizioni lontane
dall’equilibrio termodinamico. Processi che, con il tempo, si evolvono e
diventano sempre più complessi, senza però crescere nella loro dimensione
biofisica, ossia secondo una dinamica di stato stazionario.
Per
uno sviluppo economico sostenibile, la “scala” (dimensioni) dell’economia,
ossia il flusso di energia e di materie prime utilizzate dai processi economici
(il cosiddetto transflusso entropico) non solo non deve globalmente superare la
capacità di carico del Pianeta ma si deve attestare alla scala economica
ottimale, così da non entrare nella regione della “crescita antieconomica”,
dove i costi marginali superano i benefici marginali e dove la crescita del PIL
corrisponde ad un impoverimento netto della società.
L’economia
ecologica riconosce l’importanza dei principi della termodinamica, che sono
principi di impossibilità, i quali affermano:
a) l'impossibilità
di estrarre dai sistemi biofisici più di quello che può essere considerato il loro
reddito sostenibile o rinnovabile;
b) l'impossibilità
di generare più rifiuti di quelli che possono essere tollerati dalla capacità
di assimilazione dell’ ecosistema
L’economia
ecologica dello stato stazionario è un’economia sostenibile perchè richiede il rispetto
del seguente comportamento generale, relativo all'uso delle risorse naturali:
a)
limitare
l’estrazione delle risorse rinnovabili dai sistemi biologici (pesca, legname,
ecc.) al solo al reddito sostenibile, ossia ad un tasso non superiore al loro
tasso di rigenerazione
b)
estrarre
le risorse non rinnovabili (carbone, petrolio, gas naturale) ad un tasso tale
da venire compensato dalla produzione di una pari quantità di risorse
rinnovabili, in grado di sostituirle
c)
limitare
il tasso di produzione dei rifiuti rilasciati nell’ambiente ad un valore che
non superi la capacità di assimilazione e di riciclaggio dell’ecosistema
d)
preservare
il corretto funzionamento dei servizi ecosistemici e, in particolare,
conservare al massimo la biodiversità.
L’economia ecologica richiama l'attenzione sul diverso
ordine di grandezza dei tempi di produzione biogeochimica del capitale naturale
e dei tempi di estrazione delle risorse naturali da parte dell’economia umana.
Di conseguenza, ritiene indispensabile arginare e ridurre il transflusso di
energia e di materiali attraverso l'economia.
07 Modalità dell’attività economica
Economia tradizionale
Per
l’economia tradizionale l’attività economica mira ad un unico obiettivo di politica macroeconomica: la crescita economica biofisica illimitata che, a suo modo di
vedere, è una panacea in quanto è in grado di risolvere ogni problema
sociopolitico ed economico.
Nel
perseguire questo suo obiettivo, l’economia tradizionale non si preoccupa di porre
in atto politiche di sfruttamento individualistico, predatorio, logistico,
delle risorse naturali e degli esseri umani, mirate a massimizzare un profitto
immediato.
Economia ecologica
L’economia
ecologica nasce allo scopo di discutere e diffondere i criteri che permettono
alla società di perseguire un futuro migliore. Essa valorizza l’attività economica dell’uomo e la eleva ad attività
sistemica che tende a soddisfare i bisogni umani, nel rispetto dell’ecosistema.
Crede che l’uomo debba sviluppare la sua economia nella consapevolezza di far
parte integrante dell’ambiente in cui vive e lavora, felice di poter godere dei
servizi ecosistemici, integri e perfettamente funzionanti, che sono preziosi ed
indispensabili per la sua sopravvivenza sul pianeta.
L’economia
ecologica critica le basi concettuali ed etiche dello sviluppo e
dell’innovazione tecnologica perché ritiene che l’uomo abbia la responsabilità
di curare e proteggere l’ecosistema, ossia la complessa e delicata rete di
sistemi che supportano la vita sulla Terra; un pianeta unico, dalle dimensioni
limitate.
L’economia
ecologica sfida il concetto di globalizzazione e mira a ricostruire uno
sviluppo locale, su basi democratiche, senza imposizioni e senza esclusioni; un
progresso che sia profondamente equo sia all’interno dell’attuale generazione
sia nei confronti di quelle future.
08 Cornice temporale
Economia tradizionale
L’economia
tradizionale si occupa di tecniche di gestione della proprietà e della
ricchezza ed ha l’obiettivo primario di massimizzare, nell’immediato, la
ricchezza finanziaria di un’ elite di proprietari. In tal senso è
“crematistica”.
In
quest’ottica, tutti i problemi tendono
ad essere risolti con una razionalità scientifica, preferendo soluzioni
tecnologiche, che risolvono il problema nell’immediato e l’attività economica tende
a svolgersi prediligendo il massimo profitto su un orizzonte temporale di breve termine.
Economia ecologica
L’economia
ecologica valuta i costi e i benefici (e non in termini unicamente monetari),
considerando gli interessi di tutta la comunità. Essa rifiuta le soluzioni
esclusivamente tecnologiche, perché sono solo sintomatiche; sono il risultato
di un approccio superficiale al problema complesso, che non viene studiato in
tutte le sue molteplici dimensioni. Le considera, pertanto, soluzioni
palliative che risolvono il problema nell’immediato ma che, nel tempo, portano invariabilmente
ad un peggioramento del problema iniziale.
L’economia
ecologica adotta un processo decisionale che tende a studiare in profondità il
problema complesso e ad individuare soluzioni definitive che emergono da un approccio
dialogico trasparente ed onesto, che coinvolge una comunità estesa di pari che
le valuta con una razionalità multiculturale: umanistica, morale e non
unicamente scientifica, secondo visione
a scala multipla: a breve, medio e lungo termine. L’economia ecologica,
infatti, è particolarmente attenta a valorizzare le generazioni future e ad
evidenziare gli eventuali conflitti ecologici distributivi infragenerazionali e
intergenerazionali.
09 Finalità dell’attività economica
Fu
Aristotele a distinguere, per primo, i concetti di “crematistica” e di “economia”, dei quali si forniscono le
definizioni più accreditate:
-
Crematistica (dal greco: τὰ χρήματα [ta cremata], ricchezza), è la gestione
della proprietà e della ricchezza; è la branca dell'economia che si occupa di
come massimizzare, nel breve termine, e di accumulare illimitatamente il valore
di scambio monetario per il proprietario. In tal senso è “l’economia al servizio delle bramosie del singolo individuo”.
-
Economia, (dal greco: oikos νόμος [oikos nomos],
gestione dei beni famigliari), è la gestione dell’economia familiare, la conduzione
della “casa” e, per
estensione, dei beni della comunità. L’economia è la disciplina che si prefigge
di massimizzare, a lungo termine, il valore d’uso dei beni per tutti i membri
della comunità. In tal senso è “l’economia
al servizio della comunità”.
Economia tradizionale
L’economia
tradizionale, neoclassica e neoliberista, si
prefigge lo scopo di massimizzare, a breve termine, la ricchezza finanziaria di
un’ elite di proprietari e si configura come un insieme di tecniche di gestione
della proprietà e della ricchezza.
In
tal senso, la finalità dell’attività
economica è “crematistica” perché mira allo sfruttamento individualistico,
predatorio, logistico, delle risorse naturali e degli esseri umani, ricercando
il profitto a breve termine, e punta ad un’accumulazione illimitata della ricchezza. Per fare un esempio, l’economia di
Wall Street è crematistica per
antonomasia.
Come
detto, lo scopo ultimo della
crematistica è l'accumulo illimitato della ricchezza; un concetto che per
Aristotele è del tutto privo di senso perchè, a suo giudizio, la vera ricchezza è quella che permette di soddisfare
in modo “sufficiente” i bisogni reali dell’uomo.
D’altra parte, l’economia tradizionale pretende di inglobare nella “crematistica” anche il
concetto della vera “economia”, per intenderci, quella del benessere
collettivo. Infatti, è convinta che il comportamento crematistico dei singoli
individui, quello che mira a massimizzare
il valore di scambio nel breve periodo, ad estendere la “proprietà” e ad
accumulare, senza limiti, ricchezza personale, debba essere incentivato e
favorito in tutti i modi perché, pensa che ne consegua direttamente anche il
benessere dell’intera comunità. Infatti, dato il suo approccio cognitivo analitico, lineare,
ignora i diversi livelli olonici di un sistema complesso e ritiene che il
benessere dell’intera comunità a livello olonico del tutto) sia la semplice
somma del benessere dei singoli individui (a livello olonico delle parti) (teoria dello
sgocciolamento o della mano invisibile).
Economia ecologica
Per
l’economia ecologica, la finalità dell’attività
è “economica”, nel vero senso della definizione. Il sistema socioeconomico
è un sistema infinitamente complesso che viene studiato in tutte le sue
molteplici dimensioni.
L’economia
ecologica propone una diversa concezione del
“valore” di una risorsa. Dal
suo punto di vista, i processi di valutazione non si devono più necessariamente
esprimere nell’unica
dimensione simbolica monetaria, che si basa sulla convenzione
che il denaro sia l’unico linguaggio naturale e l’unica unità di misura. Piuttosto,
ritiene che il “valore” sia un concetto multidimensionale
che emerge da processi politici basati su dialoghi onesti, trasparenti e
democratici, di negoziazione e di mediazione.
E’
utile ribadire che l’economia ecologica valorizza l’attività economica
dell’uomo e la eleva ad attività sistemica che tende a soddisfare i bisogni
umani, nel rispetto dell’ecosistema. L’uomo deve svolgere l’ attività economica
nella consapevolezza di essere parte integrante del contesto multidimensionale
(spirituale, sociale, psicologico e biofisico) in cui vive e lavora e di godere
dei preziosi servizi ecosistemici, indispensabili per la sua sopravvivenza biofisica
sul pianeta.
Secondo
la definizione, l'economia ecologica è “oikos νόμος”, perchè:
a) sostiene una
visione a lungo termine piuttosto che una a breve termine
b) considera il
valore multidimensionale dei beni collettivi, ossia il valore che essi assumono
per la comunità intesa come un tutto, e non il valore monetario assegnato dai singoli
individui, direttamente interessati alle transazioni
c) si interessa soprattutto
al valori d’uso dei beni e alla loro limitata accumulazione, piuttosto che al
valore di scambio, astratto, che mira ad un’accumulazione illimitata.
L’attività da preferire, quella etica, è l’
“economia” perché misura la reale sufficienza dei beni e quindi la loro sostenibilità
economica. Diversamente, la “crematistica” è un atteggiamento culturale e un
comportamento da biasimare e rifiutare
perché istiga il singolo individuo ad avere sempre di più, ad arricchirsi senza
limiti e gli fa credere che quello sia il vero scopo della vita, la via per
raggiungere la felicità.
10 Aspetti etici
Economia tradizionale
Il
paradigma dell’economia tradizionale è quello di una scienza che ritiene di
poter comprendere la realtà secondo un’unica razionalità, astratta, analitica,
riduzionista, meccanicistica, e che adotta un’epistemologia basata sul mito della neutralità etica. Una
scienza dunque che si vanta di essere libera e priva di valori etici; che
ritiene che le decisioni non debbano essere influenzate dal contesto sociale e che
non portano con sè alcun carico di valori importanti e conflittuali.
La
teoria economica dominante affonda le sue radici nell’economia dell’ 800 e, pur
essendo una teoria obsoleta, gode ancora di ampia credibilità perché ha
adottato il paradigma della scienza applicata normale (in senso kuhniano) e, in
particolare, il paradigma della scienza “dura” (hard), come la fisica classica
dell’ 800, dalla quale ha ereditato i principi fondamentali e i metodi di
analisi.
La
teoria economica tradizionale, neoclassica e neoliberista, oggi dominante a
livello planetario, si presenta pertanto come una teoria scientifica analitica,
riduzionista, meccanicistica, i cui metodi di analisi escludono a priori ogni
forma di incertezza metodologica ed epistemica. La sua predilezione per i dati
oggettivi e certi le conferisce l’aspetto di una scienza economica “normale”; una
scienza esatta, rigorosa, scientificamente matura e “neutra”, i cui modelli forniscono
risultati incontrovertibili, degni del massimo rispetto e non influenzabili
dagli aspetti etici e dalle pressioni politiche e sociali. Risultati che non possono
essere “interpretati”, che non sono opinabili, come invece lo sono quelli
delle scienze “molli" (soft), come le scienze psico sociali e politiche.
In
tempi recenti, con la profonda crisi della filosofia morale e della scienza
moderna, l’economia, tradizionale, intesa come disciplina “normale”, anche a
causa della posizione eticamente neutra che ha assunto, si sta rivelando
incapace di comprendere la realtà complessa e sistemica che ci circonda. E’
diventata una disciplina sterile, incapace di affrontare e fornire un’adeguata
risposta alle molte e importanti minacce riguardanti il cambiamento climatico,
la disuguaglianza sociale, i pericoli dell’energia nucleare, le incognite della
biotecnologia, le analisi del rischio sanitario ed ambientale. Sfide imposte
dall’intensa recente crescita economica in una realtà ambientale e sociale che
è sistemica e complessa. Una realtà caratterizzata da volatilità e ambiguità (il
mondo VUCA) oltre che da un’incertezza irriducibile, dove ogni decisione coinvolge
un contesto sociale che è carico di valori etici.
La tecnologia non è mai neutra perchè impone
la sua logica al sistema socioeconomico che la utilizza ed ha un potente
impatto sulla vita della gente. In funzione della tecnologia adottata, la
società deve operare delle scelte che modificano il suo stile di vita ed i
modelli di pensiero, condizionando il comportamento degli individui.
Nell’attuale
paradigma tecnocratico, la tecnologia è
amorale, conferisce all’elite, che ha le conoscenze e soprattutto la capacità economica di controllarla
e di sfruttarla a proprio vantaggio,
un impressionante potere sugli uomini e
sulla natura. L’elite approfitta di questo ingiusto privilegio per imporre
alla società, nel suo complesso, le scelte attinenti al tipo di vita sociale
che meglio crede, allo scopo di assecondare i propri interessi e accumulare
faraoniche ricchezze.
La
mentalità tecnocratica dominante è analitica e riduzionista e concepisce tutta
la realtà, compresi gli uomini e l’ambiente, come oggetti da manipolare a piacimento,
illimitatamente. Il paradigma tecnocratico domina sulla politica avvalendosi di
un’economia eticamente neutra che si basa sull’innovazione tecnologica per massimizzare
il profitto a breve termine. Un’economia che inneggia al libero mercato amorale
e privo di regole, come all’unica istituzione di rilevante importanza che, in
modo pretestuoso, ritiene capace di conseguire il benessere della collettività
facendo leva sui più bassi ed egoistici istinti umani: quelli
dell’individualismo e dell’utilitarismo.
Economia ecologica
L’economia ecologica, è una scienza
dinamica, sistemica e pragmatica che dà grande
importanza agli aspetti etici. E’ una scienza post normale che adotta una
nuova strategia sociale ed etica del lavoro e che punta alla qualità del
processo decisionale per gestire, nel modo più efficace, le incertezze che sono
irriducibilmente associate alla complessità dei problemi e gli interessi,
spesso contrastanti e carichi di valori politico sociali, di tutti i soggetti
coinvolti nelle decisioni.
L’economia
ecologica non è eticamente neutra, si fonda sulla filosofia morale e non è
indifferente alle
conseguenze politiche e al carico dei valori connessi ai temi trattati. Pensa
che i temi dell’equità, della
distribuzione della ricchezza, dell’etica e dei processi culturali, siano
questioni centrali per risolvere il problema della sostenibilità e che
debbano costituire una componente importante del dialogo.
L’economia ecologica non basa necessariamente i suoi
processi di valutazione sul denaro come unico linguaggio comune naturale e come
unica unità di misura ma propone un nuovo concetto di valore che emerge dai
processi politici di negoziazione e mediazione. A tal fine adotta metodologie pluralistiche,
interdisciplinari e dialogiche che implicano considerazioni etiche e sociali.
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