ECONOMIA ECOLOGICA ED ECONOMIA TRADIZIONALE, A CONFRONTO - Parte 3


05   Approccio decisionale

Economia tradizionale

L’economia tradizionale, neoclassica, è una scienza applicata normale. Pur essendo stata concepita verso la fine dell’ 800, gode ancora di un’ampia credibilità, avendo deciso di assumere la connotazione di una scienza “esatta”, paragonabile alle scienze hard (fisica e chimica), dalle quali ha derivato i principi fondamentali e i metodi di analisi.


Secondo gli economisti ambientali tradizionali, la valutazione di un progetto di investimento ambientale pubblico non può essere condotta sulla base di decisioni influenzate dalla pressione delle forze politiche ma deve essere effettuata in modo sistematico, razionale ed obiettivo mediante un’analisi costi–benefici.

Le decisioni in materia di politica economica vengono adottate ammettendo, come unico metodo di argomentazione, la discussione tecnico scientifica. Il  giudizio di qualità sul lavoro scientifico deve essere espresso unicamente da un’ Autorità tecnica costituita da una comunità ristretta di pari; ossia da un gruppo di specialisti che traggono autorevolezza per autoreferenzialità in un gruppo di pari (referenze peer to peer). La soluzione che ne scaturisce risulta pertanto la deduzione formalizzata, conseguita mediante discussioni tecniche, tra un gruppo di specialisti (comunità ristretta di pari); una discussione dove viene propugnato un unico paradigma, indiscusso e indiscutibile.

Insomma, secondo il tipico paradigma della scienza normale, si decide unicamente sulla base dei risultati di lavori rigorosamente scientifici, validati da un gruppo di esperti. Un modo di argomentare e proporre soluzioni che interpreta la realtà in maniera ingenua e lineare; che tuttavia è preferito ad altre strategie decisionali perché la soluzione scientifica viene considerata più rigorosa, più matura e più neutra di quella socio – politica; è la soluzione esatta, perché si basa esclusivamente su dati scientifici che vengono ritenuti certi e incontrovertibili ed è anche la strade più veloce e meno snervante per giungere ad una soluzione.

L’approccio decisionale, basato sui lavori scientifici, ignora ogni tipo di incertezza sui dati, che invece è irriducibilmente associata alla complessità dei problemi da affrontare, e non considera nemmeno gli interessi, spesso contrastanti e carichi di valori politico sociali, di tutti i soggetti che si trovano coinvolti nella soluzione adottata.


Economia ecologica

La strategia decisionale adottata dall’economia ecologica la configura come un’economia politica. E’ una scienza sociale, democratica, etica e interdisciplinare che intende essere di supporto alle decisioni di politica ambientale, sociale ed economica, per uno sviluppo sostenibile.

La sua libertà d’azione si esprime all’interno della filosofia morale, sulla quale fonda il suo contesto concettuale. A tal fine, essa adotta una strategia decisionale ed ha sviluppato metodologie innovative per gestire in modo corretto i problemi di una realtà sistemica e complessa e le sfide epistemologiche e di governo richieste dalla sostenibilità, in una realtà che è sistemica e complessa.


La nostra epoca è caratterizzata da una forte crisi delle scienze e della filosofia. Questioni di notevole complessità, come quelle in ambito socioeconomico ed ecologico, quali: il cambiamento climatico, l’ingiusta distribuzione dei redditi e della ricchezza, i pericoli dell’energia nucleare, le incognite della biotecnologia, le analisi del rischio sanitario ed ambientale, sono tutti temi caratterizzati da un’elevata ed irriducibile incertezza nei dati,  che coinvolgono un contesto sociale carico di valori importanti e conflittuali.

In un tale contesto, la razionalità scientifica (approccio cognitivo scientifico o approccio epistemico) non basta, da sola,  ad impostare un corretto processo decisionale. E’ per questo motivo che la scienza economica tradizionale “normale” è incapace di fornire un’adeguata risposta alle gravi emergenze planetarie che incombono sull’umanità.

L’economia ecologica contesta il fatto che le decisioni in materia di politica economica debbano essere adottate unicamente sulla base degli esiti di lavori rigorosamente scientifici, validati da una “comunità ristretta di pari” (i cosiddetti specialisti). A causa delle incertezze irriducibilmente associate alla complessità dei problemi da affrontare, delle proposte cariche di valori sociali e degli interessi spesso contrastanti, di tutti i soggetti coinvolti nelle decisioni (un contesto tipico dei temi della complessità), occorre un diverso approccio decisionale; un approccio più ampio, dove le soluzioni vincenti si ottengono integrando le soluzioni proposte dalla scienza tradizionale con altre forme del sapere, in modo da coinvolgere, oltre agli scienziati esperti della materia, anche tutta la comunità dei soggetti direttamente interessati.

L’approccio decisionale è socio–politico. L’economia ecologica ritiene che la validazione di un lavoro scientifico relativo ad un problema sociale ed economico di grande complessità nonchè la ricerca delle migliori soluzioni sia un compito da affrontare e risolvere secondo un nuovo paradigma. Il nuovo approccio prevede che la garanzia della qualità delle decisioni sui limiti ecologici dell'economia sia assicurata da una comunità estesa di persone interessate, di varia estrazione sociale e culturale; è la comunità estesa di pari, la quale si confronta attivamente sui temi scientifici, sociali e politici, adottando una strategia decisionale fondata su un dialogo, da condurre in modo democratico, trasparente ed onesto. Insomma, è l’approccio della scienza “post normale”, adottato dall’economia ecologica che, in tal senso, si presenta come l’unica possibile alternativa all’economia tradizionale.

Secondo l’economia ecologica non si tratta di ricercare la soluzione “vera”, quella giusta in assoluto, che non esiste o che, a causa delle incertezze irriducibili, non è accessibile, ma di integrare i "fatti" e i "valori" in una concezione unitaria e adottare la “qualità” e non la pretesa di “verità”, come criterio fondamentale di valutazione delle soluzioni.


Come scienza “post normale”, l’economia ecologica ritiene che, per ogni tema complesso, non esista un unico esperto mentre invece esiste sempre una comunità di persone che, in vario modo, sono interessate al problema e ad una sua equa soluzione. Ritiene pertanto che la migliore metodologia decisionale, risolutiva dei problemi, sia quella fondata sul dialogo, sull’apprendimento tra pari e sul rispetto reciproco. Una metodologia che pone in primo piano e legittima la pluralità dei punti di vista, su qualsiasi tema.

La modalità di confronto dialogico permette alla comunità estesa di pari di apportare la sua esperienza, anche di non specialisti tecnico scientifici, e di esprimere una molteplicità di punti di vista complementari, tutti ugualmente legittimi, con il fine di conseguire il progresso sociale e democratico. In tal senso, l’economia ecologica è un’economia politica e una scienza post normale.

Fino a non molto tempo fa, le scienze post normali, come l’economia ecologica, erano sottovalutate perchè considerate meno “precise”. Il lungo e snervante processo decisionale, su base dialogica, non era ben visto, perchè considerato troppo soggetto ad influenze e a vincoli esterni. Come conseguenza, le soluzioni proposte venivano sottovalutate ed erano da respingere, perché poco convincenti.

Il nuovo approccio epistemico dell’economia ecologica getta una diversa luce sul processo politico, che si trasforma in un dialogo trasparente ed onesto tra una comunità estesa di pari, la quale è la depositaria della democratizzazione della conoscenza ed è la garante della qualità dei risultati. Si crea così una grande potenzialità di sviluppo, caratterizzato da una molteplicità di punti di vista e di legittimi accordi.

I principali temi che l’economia ecologica affronta, secondo l’approccio scientifico postnormale, sono:
-        la sostenibilità ecologica dell’economia (la scala economica ottimale)
-        l’equa distribuzione dei redditi,
-        gli aspetti etici dei problemi economici e
-        la valorizzazione delle diverse culture

Sono tutti temi carichi di valore e di primaria importanza per comprendere e gestire la sostenibilità. L’economia ecologica è consapevole del fatto che tutti i problemi tecnologici sono di natura complessa perché ogni tecnologia non è mai neutra ma è sempre incorporata in un contesto sociale e naturale.



06   Dimensione del sistema economico

Economia tradizionale

L’economia tradizionale, nella sua visione preanalitica, considera unicamente la dimensione simbolica, monetaria del sistema socioeconomico e adotta il denaro, come unica unità di misura. Ritiene che tutti i beni siano riducibili a merci (beni privati, rivali ed esclusivi); gli unici che possono essere allocati in modo efficiente dai mercati e dal sistema di formazione dei prezzi.


Economia ecologica

L’economia ecologica considera l’economia umana come un sistema infinitamente complesso e adotta un approccio alla risoluzione dei problemi di tipo analisi multicriteri e multidimensionale. Ritiene che i beni siano dei mezzi con i quali i soddisfattori appagano i bisogni umani. I beni, pertanto, possono essere di varia natura e non sono tutti riducibili a merci di scambio (beni privati, rivali ed esclusivi, che sono gli unici gestibili dai mercati).

La Valutazione Multicriteri è un procedimento di valutazione dei progetti che si propone di adottare una decisione razionale valutando ogni criterio preso in considerazione in modo separato e con diverse scale di valori.

Una volta individuate, con le tecniche della scienza post normale, le migliori strategie da adottare per conseguire gli obiettivi della scala ottimale dell’economia e della giusta distribuzione dei redditi e della ricchezza, solo allora, l’economia ecologica suggerisce di utilizzare i tradizionali strumenti monetari, tipici della politica economica ambientale, quali: le tasse pigouviane sulle esternalità, i permessi di inquinamento negoziabili, ecc.

L’economia ecologica studia il sistema socioeconomico tenendo conto anche della sua dimensione biofisica, ossia della sua natura di sistema termodinamico aperto, caratterizzato da processi economici dissipativi che si svolgono in condizioni lontane dall’equilibrio termodinamico. Processi che, con il tempo, si evolvono e diventano sempre più complessi, senza però crescere nella loro dimensione biofisica, ossia secondo una dinamica di stato stazionario.

Per uno sviluppo economico sostenibile, la “scala” (dimensioni) dell’economia, ossia il flusso di energia e di materie prime utilizzate dai processi economici (il cosiddetto transflusso entropico) non solo non deve globalmente superare la capacità di carico del Pianeta ma si deve attestare alla scala economica ottimale, così da non entrare nella regione della “crescita antieconomica”, dove i costi marginali superano i benefici marginali e dove la crescita del PIL corrisponde ad un impoverimento netto della società.

L’economia ecologica riconosce l’importanza dei principi della termodinamica, che sono principi di impossibilità, i quali affermano:

a)    l'impossibilità di estrarre dai sistemi biofisici più di quello che può essere considerato il loro reddito sostenibile o rinnovabile;
b)    l'impossibilità di generare più rifiuti di quelli che possono essere tollerati dalla capacità di assimilazione dell’ ecosistema


L’economia ecologica dello stato stazionario è un’economia sostenibile perchè richiede il rispetto del seguente comportamento generale, relativo all'uso delle risorse naturali:

a)    limitare l’estrazione delle risorse rinnovabili dai sistemi biologici (pesca, legname, ecc.) al solo al reddito sostenibile, ossia ad un tasso non superiore al loro tasso di rigenerazione
b)    estrarre le risorse non rinnovabili (carbone, petrolio, gas naturale) ad un tasso tale da venire compensato dalla produzione di una pari quantità di risorse rinnovabili, in grado di sostituirle
c)    limitare il tasso di produzione dei rifiuti rilasciati nell’ambiente ad un valore che non superi la capacità di assimilazione e di riciclaggio dell’ecosistema
d)    preservare il corretto funzionamento dei servizi ecosistemici e, in particolare, conservare al massimo la biodiversità.

L’economia ecologica richiama l'attenzione sul diverso ordine di grandezza dei tempi di produzione biogeochimica del capitale naturale e dei tempi di estrazione delle risorse naturali da parte dell’economia umana. Di conseguenza, ritiene indispensabile arginare e ridurre il transflusso di energia e di materiali attraverso l'economia.



07   Modalità dell’attività economica

Economia tradizionale

Per l’economia tradizionale l’attività economica mira ad un unico obiettivo di politica macroeconomica: la crescita economica biofisica illimitata che, a suo modo di vedere, è una panacea in quanto è in grado di risolvere ogni problema sociopolitico ed economico.

Nel perseguire questo suo obiettivo, l’economia tradizionale non si preoccupa di porre in atto politiche di sfruttamento individualistico, predatorio, logistico, delle risorse naturali e degli esseri umani, mirate a massimizzare un profitto immediato.


Economia ecologica

L’economia ecologica nasce allo scopo di discutere e diffondere i criteri che permettono alla società di perseguire un futuro migliore. Essa valorizza l’attività economica dell’uomo e la eleva ad attività sistemica che tende a soddisfare i bisogni umani, nel rispetto dell’ecosistema. Crede che l’uomo debba sviluppare la sua economia nella consapevolezza di far parte integrante dell’ambiente in cui vive e lavora, felice di poter godere dei servizi ecosistemici, integri e perfettamente funzionanti, che sono preziosi ed indispensabili per la sua sopravvivenza sul pianeta.

L’economia ecologica critica le basi concettuali ed etiche dello sviluppo e dell’innovazione tecnologica perché ritiene che l’uomo abbia la responsabilità di curare e proteggere l’ecosistema, ossia la complessa e delicata rete di sistemi che supportano la vita sulla Terra; un pianeta unico, dalle dimensioni limitate.

L’economia ecologica sfida il concetto di globalizzazione e mira a ricostruire uno sviluppo locale, su basi democratiche, senza imposizioni e senza esclusioni; un progresso che sia profondamente equo sia all’interno dell’attuale generazione sia nei confronti di quelle future.




08   Cornice temporale

Economia tradizionale

L’economia tradizionale si occupa di tecniche di gestione della proprietà e della ricchezza ed ha l’obiettivo primario di massimizzare, nell’immediato, la ricchezza finanziaria di un’ elite di proprietari. In tal senso è “crematistica”.

In quest’ottica, tutti i problemi tendono ad essere risolti con una razionalità scientifica, preferendo soluzioni tecnologiche, che risolvono il problema nell’immediato e l’attività economica tende a svolgersi prediligendo il massimo profitto su un orizzonte temporale di breve termine.

Economia ecologica

L’economia ecologica valuta i costi e i benefici (e non in termini unicamente monetari), considerando gli interessi di tutta la comunità. Essa rifiuta le soluzioni esclusivamente tecnologiche, perché sono solo sintomatiche; sono il risultato di un approccio superficiale al problema complesso, che non viene studiato in tutte le sue molteplici dimensioni. Le considera, pertanto, soluzioni palliative che risolvono il problema nell’immediato ma che, nel tempo, portano invariabilmente ad un peggioramento del problema iniziale.

L’economia ecologica adotta un processo decisionale che tende a studiare in profondità il problema complesso e ad individuare soluzioni definitive che emergono da un approccio dialogico trasparente ed onesto, che coinvolge una comunità estesa di pari che le valuta con una razionalità multiculturale: umanistica, morale e non unicamente scientifica, secondo visione a scala multipla: a breve, medio e lungo termine. L’economia ecologica, infatti, è particolarmente attenta a valorizzare le generazioni future e ad evidenziare gli eventuali conflitti ecologici distributivi infragenerazionali e intergenerazionali.



09   Finalità dell’attività economica

Fu Aristotele a distinguere, per primo, i concetti di “crematistica”  e di “economia”, dei quali si forniscono le definizioni più accreditate:

-        Crematistica (dal greco: τὰ χρήματα  [ta cremata], ricchezza), è la gestione della proprietà e della ricchezza; è la branca dell'economia che si occupa di come massimizzare, nel breve termine, e di accumulare illimitatamente il valore di scambio monetario per il proprietario. In tal senso è “l’economia al servizio delle bramosie del singolo individuo”.

-        Economia, (dal greco: oikos νόμος [oikos nomos], gestione dei beni famigliari), è la gestione dell’economia familiare, la conduzione della “casa” e, per estensione, dei beni della comunità. L’economia è la disciplina che si prefigge di massimizzare, a lungo termine, il valore d’uso dei beni per tutti i membri della comunità. In tal senso è “l’economia al servizio della comunità”.


Economia tradizionale

L’economia tradizionale, neoclassica e neoliberista, si prefigge lo scopo di massimizzare, a breve termine, la ricchezza finanziaria di un’ elite di proprietari e si configura come un insieme di tecniche di gestione della proprietà e della ricchezza.

In tal senso, la finalità dell’attività economica è “crematistica” perché mira allo sfruttamento individualistico, predatorio, logistico, delle risorse naturali e degli esseri umani, ricercando il profitto a breve termine, e punta ad un’accumulazione illimitata della ricchezza. Per fare un esempio, l’economia di Wall Street è crematistica per antonomasia.

Come detto, lo scopo ultimo della crematistica è l'accumulo illimitato della ricchezza; un concetto che per Aristotele è del tutto privo di senso perchè, a suo giudizio, la vera ricchezza è quella che permette di soddisfare in modo “sufficiente” i bisogni reali dell’uomo.

D’altra parte, l’economia tradizionale pretende di inglobare nella “crematistica” anche il concetto della vera “economia”, per intenderci, quella del benessere collettivo. Infatti, è convinta che il comportamento crematistico dei singoli individui, quello che mira a massimizzare il valore di scambio nel breve periodo, ad estendere la “proprietà” e ad accumulare, senza limiti, ricchezza personale, debba essere incentivato e favorito in tutti i modi perché, pensa che ne consegua direttamente anche il benessere dell’intera comunità. Infatti, dato il  suo approccio cognitivo analitico, lineare, ignora i diversi livelli olonici di un sistema complesso e ritiene che il benessere dell’intera comunità a livello olonico del tutto) sia la semplice somma del benessere dei singoli individui (a livello olonico delle parti) (teoria dello sgocciolamento o della mano invisibile).


Economia ecologica

Per l’economia ecologica, la finalità dell’attività è “economica”, nel vero senso della definizione. Il sistema socioeconomico è un sistema infinitamente complesso che viene studiato in tutte le sue molteplici dimensioni.

L’economia ecologica propone una diversa concezione del “valore” di una risorsa. Dal suo punto di vista, i processi di valutazione non si devono più necessariamente esprimere nell’unica dimensione simbolica monetaria, che si basa sulla convenzione che il denaro sia l’unico linguaggio naturale e l’unica unità di misura. Piuttosto, ritiene che il “valore” sia un concetto multidimensionale che emerge da processi politici basati su dialoghi onesti, trasparenti e democratici, di negoziazione e di mediazione.

E’ utile ribadire che l’economia ecologica valorizza l’attività economica dell’uomo e la eleva ad attività sistemica che tende a soddisfare i bisogni umani, nel rispetto dell’ecosistema. L’uomo deve svolgere l’ attività economica nella consapevolezza di essere parte integrante del contesto multidimensionale (spirituale, sociale, psicologico e biofisico) in cui vive e lavora e di godere dei preziosi servizi ecosistemici, indispensabili per la sua sopravvivenza biofisica sul pianeta.


Secondo la definizione, l'economia ecologica è “oikos νόμος”, perchè:
a)    sostiene una visione a lungo termine piuttosto che una a breve termine
b)    considera il valore multidimensionale dei beni collettivi, ossia il valore che essi assumono per la comunità intesa come un tutto, e non il valore monetario assegnato dai singoli individui, direttamente interessati alle transazioni
c)    si interessa soprattutto al valori d’uso dei beni e alla loro limitata accumulazione, piuttosto che al valore di scambio, astratto, che mira ad un’accumulazione illimitata.

L’attività da preferire, quella etica, è l’ “economia” perché misura la reale sufficienza dei beni e quindi la loro sostenibilità economica. Diversamente, la “crematistica” è un atteggiamento culturale e un comportamento da biasimare e rifiutare perché istiga il singolo individuo ad avere sempre di più, ad arricchirsi senza limiti e gli fa credere che quello sia il vero scopo della vita, la via per raggiungere la felicità.



10   Aspetti etici

Economia tradizionale

Il paradigma dell’economia tradizionale è quello di una scienza che ritiene di poter comprendere la realtà secondo un’unica razionalità, astratta, analitica, riduzionista, meccanicistica, e che adotta un’epistemologia basata sul mito della neutralità etica. Una scienza dunque che si vanta di essere libera e priva di valori etici; che ritiene che le decisioni non debbano essere influenzate dal contesto sociale e che non portano con sè alcun carico di valori importanti e conflittuali.

La teoria economica dominante affonda le sue radici nell’economia dell’ 800 e, pur essendo una teoria obsoleta, gode ancora di ampia credibilità perché ha adottato il paradigma della scienza applicata normale (in senso kuhniano) e, in particolare, il paradigma della scienza “dura” (hard), come la fisica classica dell’ 800, dalla quale ha ereditato i principi fondamentali e i metodi di analisi.

La teoria economica tradizionale, neoclassica e neoliberista, oggi dominante a livello planetario, si presenta pertanto come una teoria scientifica analitica, riduzionista, meccanicistica, i cui metodi di analisi escludono a priori ogni forma di incertezza metodologica ed epistemica. La sua predilezione per i dati oggettivi e certi le conferisce l’aspetto di una scienza economica “normale”; una scienza esatta, rigorosa, scientificamente matura e “neutra”, i cui modelli forniscono risultati incontrovertibili, degni del massimo rispetto  e non influenzabili dagli aspetti etici e dalle pressioni politiche e sociali. Risultati che non possono essere “interpretati”, che non sono opinabili, come invece lo sono quelli delle scienze “molli" (soft), come le scienze psico sociali e politiche.


In tempi recenti, con la profonda crisi della filosofia morale e della scienza moderna, l’economia, tradizionale, intesa come disciplina “normale”, anche a causa della posizione eticamente neutra che ha assunto, si sta rivelando incapace di comprendere la realtà complessa e sistemica che ci circonda. E’ diventata una disciplina sterile, incapace di affrontare e fornire un’adeguata risposta alle molte e importanti minacce riguardanti il cambiamento climatico, la disuguaglianza sociale, i pericoli dell’energia nucleare, le incognite della biotecnologia, le analisi del rischio sanitario ed ambientale. Sfide imposte dall’intensa recente crescita economica in una realtà ambientale e sociale che è sistemica e complessa. Una realtà caratterizzata da volatilità e ambiguità (il mondo VUCA) oltre che da un’incertezza irriducibile, dove ogni decisione coinvolge un contesto sociale che è carico di valori etici.

La tecnologia non è mai neutra perchè impone la sua logica al sistema socioeconomico che la utilizza ed ha un potente impatto sulla vita della gente. In funzione della tecnologia adottata, la società deve operare delle scelte che modificano il suo stile di vita ed i modelli di pensiero, condizionando il comportamento degli individui.

Nell’attuale paradigma tecnocratico, la tecnologia è amorale, conferisce all’elite, che ha le conoscenze e soprattutto la capacità economica di controllarla e di sfruttarla a proprio vantaggio, un impressionante potere sugli uomini e sulla natura. L’elite approfitta di questo ingiusto privilegio per imporre alla società, nel suo complesso, le scelte attinenti al tipo di vita sociale che meglio crede, allo scopo di assecondare i propri interessi e accumulare faraoniche ricchezze.

La mentalità tecnocratica dominante è analitica e riduzionista e concepisce tutta la realtà, compresi gli uomini e l’ambiente, come oggetti da manipolare a piacimento, illimitatamente. Il paradigma tecnocratico domina sulla politica avvalendosi di un’economia eticamente neutra che si basa sull’innovazione tecnologica per massimizzare il profitto a breve termine. Un’economia che inneggia al libero mercato amorale e privo di regole, come all’unica istituzione di rilevante importanza che, in modo pretestuoso, ritiene capace di conseguire il benessere della collettività facendo leva sui più bassi ed egoistici istinti umani: quelli dell’individualismo e dell’utilitarismo.


Economia ecologica

L’economia ecologica, è una scienza dinamica, sistemica e pragmatica che dà grande importanza agli aspetti etici. E’ una scienza post normale che adotta una nuova strategia sociale ed etica del lavoro e che punta alla qualità del processo decisionale per gestire, nel modo più efficace, le incertezze che sono irriducibilmente associate alla complessità dei problemi e gli interessi, spesso contrastanti e carichi di valori politico sociali, di tutti i soggetti coinvolti nelle decisioni.

L’economia ecologica non è eticamente neutra, si fonda sulla filosofia morale e non è indifferente alle conseguenze politiche e al carico dei valori connessi ai temi trattati. Pensa che i temi dell’equità, della distribuzione della ricchezza, dell’etica e dei processi culturali, siano questioni centrali per risolvere il problema della sostenibilità e che debbano costituire una componente importante del dialogo.

L’economia ecologica non basa necessariamente i suoi processi di valutazione sul denaro come unico linguaggio comune naturale e come unica unità di misura ma propone un nuovo concetto di valore che emerge dai processi politici di negoziazione e mediazione. A tal fine adotta metodologie pluralistiche, interdisciplinari e dialogiche che implicano considerazioni etiche e sociali.



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