SCIENZA TRADIZIONALE E SCIENZA DEI SISTEMI, DUE PARADIGMI DA INTEGRARE
La scienza tradizionale e la scienza dei sistemi, che oggi si
presentano come paradigmi cognitivi tra loro in competizione, potranno mai
essere considerati complementari, come le due facce di una stessa medaglia ?
La scienza tradizionale
La
“scienza tradizionale”, almeno nel suo nucleo originario, è una disciplina che
ricerca un riscontro empirico. Gli scienziati passano la maggior parte del loro
tempo a raccogliere dati e verificare che siano ben correlati con i risultati
prodotti dai modelli che hanno costruito sulla base di una teoria. Nello
svolgere il loro lavoro, essi sottopongono fiduciosi il processo di produzione
dei risultati alla validazione da parte di un
linguaggio formale indipendente da riferimenti esterni e da questioni
soggettive e caratterizzato da una rigorosa coerenza logica interna. Nel
caso della scienza tradizionale, oggi dominante, gli scienziati trovano vantaggioso
adottare la matematica moderna come linguaggio formale, perchè ritengono che la
dimostrazione matematica sia uno standard di validazione scientifica degno
della massima fiducia.
La
matematica moderna (tradizionale) è fondata sulla teoria dei gruppi ed è
pertanto un prodotto del paradigma del pensiero analitico, lineare,
riduzionista. Come linguaggio formale essa è particolarmente appropriata per modellare i sistemi complicati, caratterizzati
cioè da una complessità di dettaglio. Si definisce di dettaglio la complessità
di un sistema che è composto da molti elementi che, però, sono interconnessi in
un unico modo corretto (è l’esempio del
puzzle). I sistemi complicati sono tipici dell’ingegneria e di alcune
aree delle scienze naturali, come la chimica e la fisica. Non è un caso che, specialmente nella
fisica, la matematica moderna abbia fornito un valido supporto alla
modellazione di strutture teoriche
deterministiche molto potenti, sofisticate e ben sviluppate come: la teoria
della relatività e la meccanica quantistica.
La scienza dei sistemi
La
“scienza dei sistemi” trova applicazione in molti nuovi domini. Il suo
approccio cognitivo si basa su una visione sistemica che interpreta una data
realtà (un sistema complesso, un problema) come un sistema composto da elementi
interconnessi in una rete di relazioni dinamiche dalla cui struttura emerge il
comportamento del sistema a livello globale, che non è rintracciabile in nessun
suo singolo elemento.
Gli
scienziati sistemici trovano vantaggioso adottare, come linguaggio formale, la
Teoria Dinamica dei Sistemi (System Dynamics) che, nella sua forma più moderna,
si è sviluppata a partire dalla seconda metà del XX secolo ed è il prodotto del
paradigma del pensiero sistemico, circolare e olistico. La Teoria Dinamica dei
Sistemi è un linguaggio formale particolarmente appropriato per modellare i sistemi complessi,
caratterizzati cioè da una complessità dinamica. Si definisce dinamica la
complessità di un sistema che è composto da un numero di elementi che può anche
essere limitato ma che sono interdipendenti e si relazionano in molteplici modi, anche in risposta ad altri elementi. La
realtà che ci circonda è sistemica e complessa e tutti i problemi
socioeconomici, ecologici, politici che ci assillano sono complessi. All’interno
del paradigma tecnocratico, oggi dominante, che è analitico, lineare e riduzionista,
potremo individuare solo soluzioni a breve termine e sintomatiche, ma non
riusciremo mai a risolverli in modo definitivo, almeno fino a quando non
transiteremo verso il nuovo paradigma dell’ecologia integrale.
Difficoltà della teoria economica
tradizionale
Le
grandi crisi planetarie, socioeconomiche e ambientali, che stiamo vivendo ci sembrano
irrisolvibili. Questa è la chiara dimostrazione della nostra incapacità di
comprendere a fondo i fenomeni complessi; anche perché insistiamo a studiarli
secondo un approccio cognitivo analitico, che è del tutto inadeguato per
indagare sui temi della complessità.
Le
incombenti crisi placentarie, che sono sistemiche, dovrebbero essere studiate e
gestite secondo la Scienza dei Sistemi mentre invece insistiamo a studiarle e a
gestirle con la Teoria Economica Tradizionale, neoclassica, l’unica oggi
dominante a livello planetario. Sappiamo però che essa non è adatta a comprendere
e a gestire la complessità dinamica che caratterizza i problemi socioeconomici
moderni, perché si basa sul pensiero analitico, lineare e riduzionista.
Il
modello teorico fondamentale dell’economia neoclassica è il diagramma di flusso
circolare del valore di scambio, un modello del tutto superato, inadeguato e
avulso dalla realtà. Esso rappresenta l’economia come un sistema chiuso e
conservativo, descritto su un piano simbolico, monetario, da un flusso di
valore di scambio che circola in un circuito chiuso tra le imprese e le famiglie.
In particolare la Teoria economica tradizionale ignora completamente la
dimensione biofisica, che è invece di fondamentale importanza per il sistema
economico. Basta pensare allo scambio di energia e materia (transflusso) tra il
sistema economico ed il suo ambiente, che è soggetto alle leggi della
termodinamica.
Se
si volesse fare un paragone con le leggi della fisica si potrebbe affermare che
la teoria economica tradizionale neoclassica, oggi dominante, fa ancora riferimento ai modelli meccanici
dei sistemi chiusi e conservativi al il concetto del moto perpetuo che, in
fisica, fu praticamente abbandonato verso la fine del ‘700. Da allora, la fisica
ha fatto enormi passi in avanti mentre l’economia, che si affanna a voler
imitare i metodi della fisica e ad apparire anch’essa una scienza dura, quando
invece non può esserlo, essendo una scienza sociale, è rimasta ancora sulla
linea di partenza con in suoi modelli econometrici, farciti di equazioni
differenziali, che però sono incapaci di interpretare i dati sperimentali e di
fare previsioni affidabili.
Oggi,
il corretto riferimento per i modelli socioeconomici non è nemmeno quello della
termodinamica classica, della metà dell’ 800, per intenderci, la termodinamica
dei sistemi chiusi, all’equilibrio. Quella termodinamica è idonea a descrivere
le macchine termiche dell’uomo, che sono sistemi semplici o tutt’al più
complicati. Per descrivere correttamente gli organismi viventi e i sistemi ad
essi assimilati, come i sistemi socioeconomici, che sono tutti sistemi
complessi, occorre riferirsi alla termodinamica
della fine del ‘900; alla termodinamica dei sistemi aperti, dissipativi,
lontani dall’equilibrio termodinamico.
E’
necessario che finalmente la scienza economica aggiorni i suoi modelli ai più
recenti sviluppi della termodinamica. Deve
assolutamente abbandonare il modello del flusso circolare chiuso del valore di
scambio e i suoi successivi ampliamenti, che ancora oggi vengono insegnati
nei corsi di macroeconomia. L’economia è una scienza complessa
transdisciplinare e i suoi problemi, in una realtà sistemica e complessa,
possono essere compresi, affrontati e gestiti solo nell’ambito del paradigma
dell’ecologia integrale che è di sintesi, sistemico e circolare; è validato dal
linguaggio formale della “scienza dei sistemi” che si basa sul pensiero
sistemico.
In
conclusione, le crisi planetarie che incombono sull’umanità, come il cambiamento
climatico, l’inquinamento planetario, l’esaurimento dei combustibili fossili e
dei minerali utili, la perdita di biodiversità, l’iniqua distribuzione della
ricchezza, il crescente divario tra ricchi e poveri, sono tutti problemi
complessi e sistemici che oggi non vengono affrontati come tali. Si preferisce confidare nella crescita
economica biofisica illimitata, come panacea di tutti i mali socioeconomici, e considerare i problemi di interfaccia, quelli che sorgono tra il sistema
economico e l’ecosistema, come problemi occasionali, da gestire caso per caso, come
esternalità, adottando soluzioni sintomatiche, improvvisate, che non affrontano
il problema alla radice e che lo peggiorano nel tempo. Manca una visione
globale, condivisa tra tutti i Paesi su come affrontare la crisi sistemica alla
radice, in modo organico e transdisciplinare.
Responsabilità sociale della scienza
La scienza tradizionale tende a specializzarsi,
differenziandosi in una moltitudine di discipline che si isolano anche perchè
sviluppano linguaggi specifici, incomprensibili al di fuori degli iniziati. Ovviamente non vi è nulla di male
nella specializzazione ma quando ci si focalizza troppo sui particolari, la
conoscenza e l’esperienza si frammentano, ristagnano nelle varie discipline e
non circolano più liberamente. Il risultato è che si perde di vista il problema
nella sua interezza (ci si concentra sugli alberi e perde di vista la foresta).
Quando questo accade, la scienza ha
fallito come corpo di conoscenze, perchè non persegue più il suo scopo
principale che è la sua funzione sociale.
La società ha bisogno di risposte sia
alle domande analitiche ma anche alle domande di sintesi, quelle di ampio
respiro, sistemiche.
Ad esempio, la scienza deve poter fornire una risposta a interrogativi di
sintesi veramente fondamentali come ad esempio: qual è la natura dell’ordine e
del caos nell’universo oppure se è possibile individuare una struttura sistemica
di interconnessione tra i vari domini della conoscenza.
La
scienza deve evolversi ed integrare altre paradigmi di conoscenza. Il paradigma
cognitivo, analitico, sul quale si basa la scienza tradizionale non possiede
gli strumenti idonei ad affrontare e a dare una risposta ai grandi problemi di
sintesi che la società si pone.
Eppure la scienza ha il dovere di
fornire delle risposte adeguate alla società perché se non lo fa, la società sceglierà di porre alla
scienza tradizionale le domande analitiche mentre si rivolgerà alla filosofia e alla religione per ottenere le risposte alle
domande di sintesi, quelle di più ampio respiro. Ma, a quel punto, la
scienza avrà fallito perché, perché non avrà conseguito una visione unitaria
della conoscenza.
Insistendo
con il riduzionismo, a voler spiegare tutto come semplici interazioni tra particelle
fisiche, la scienza potrà fornire solo una visione parziale della realtà, che
lascerà tutti insoddisfatti, perché non potrà offrire un quadro integrato, una
visione unitaria, di come funziona veramente questo nostro complesso e
meraviglioso universo.
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