INTRODUZIONE ALL'ECONOMIA ECOLOGICA
Ci è stato detto che la crisi
economico–finanziaria, importata dagli Stati Uniti nel 2008, e tutt’ora in
atto, è stata originata dallo scoppio della bolla immobiliare negli USA e dalla
cartolarizzazione dei mutui subprime. Poi, una volta giunta in Eurolandia,
questa crisi si è ulteriormente aggravata a causa del sistema economico
finanziario qui esistente (sistema dell’euro) e del rilevante indebitamento privato con l’estero dei
Paesi del Sud Europa. Questo è senz’altro vero, ma la verità completa è che
questa crisi mondiale è una crisi sistemica, causata da molti fattori che si
influenzano a vicenda.
L’attuale dibattito sulla crisi economica che
si sta tiepidamente aprendo anche alle voci non allineate, considera, con
un’insistenza martellante, alcune presunte cause della crisi economica ma
trascura un tassello molto importante, la cui conoscenza è indispensabile per
capire, in tutta la sua complessità e gravità, la crisi che stiamo vivendo. In
verità, c’è un silenzio quasi assordante su una causa fondamentale di questa
crisi economico–finanziaria: il progressivo esaurimento delle risorse
energetiche del pianeta ed il suo progressivo inquinamento. Nonostante la loro
rilevante importanza sull’economia, gli aspetti energetici della crisi sono
ancora completamente taciuti dai media, sia per la grande complessità del tema,
che è di natura sistemica, ma anche per l’assoluta impreparazione della classe
dirigente del Paese ad affrontare l’argomento e a proporre soluzioni.
I
rendimenti decrescenti di produzione dell’energia, dovuti alla sempre
minore accessibilità alle risorse energetiche, e le azioni di mitigazione per
contrastare gli effetti del cambiamento climatico stanno sottraendo sempre più
risorse all’economia reale, tanto che ne rimangono sempre di meno per produrre
beni e servizi. Questi, sono i veri fattori che hanno innescato la crisi
economico–finanziaria e che stanno portando al collasso il nostro attuale
sistema socioeconomico.
Il problema energetico è un problema molto
complesso e, senza una solida conoscenza di base delle varie problematiche, è
facile prendere degli abbagli e cadere in luoghi comuni. Personalmente ritengo
fondamentale che tutti abbiano almeno una conoscenza elementare dei problemi
che ci affliggono a causa delle caratteristiche del nostro esistente sistema
socioeconomico, fortemente dipendente dai combustibili fossili. Non è lontano
il giorno in cui dovremo prendere delle decisioni molto importanti riguardo al
nostro futuro stile di vita.
IL SISTEMA SOCIOECONOMICO DOMINANTE
Per tratteggiare
l’attuale sistema socioeconomico, che è dominante in questa nostra epoca
decadente e post capitalista, potremmo dire che è un sistema neoliberista,
totalmente materialista e dogmatico, sostenuto dalla tecnologia della
produttività, che è figlia di una scienza riduzionista. E’ un sistema la cui
economia si impone sulla Natura per dominarla e non per comprenderla.
E’ un sistema
socioeconomico, basato sul debito, progettato
per crescere all’infinito, per poter agevolmente ripagare gli interessi, ma
è un sistema strutturalmente instabile (per errore di progetto), che tende a
collassare non appena cessa di crescere. Purtroppo, su un pianeta dalle risorse
finite com’è il nostro, un tale sistema non può crescere all’infinito e già
oggi incominciamo a vedere i primi
limiti alla crescita. Limiti che si
manifestano con una sempre minore accessibilità alle risorse materiali del
pianeta, con un inquinamento in crescita esponenziale e con l’incapacità, da
parte di questo sistema economico, di gestire la mutata realtà del mondo mentre
si avvicina ai suoi limiti. La più lampante dimostrazione dell’ inadeguatezza
del nostro sistema socioeconomico, è la presente crisi che, nonostante le
reiterate parole tranquillizzanti dei politici, non finirà mai e che, per
meglio comprenderne le origini, la dovremmo più correttamente chiamare terzo shock petrolifero (dopo i primi
due degli anni ‘70).
Quello attuale è un sistema socioeconomico
superbo e ambizioso. E’ privo di ogni riferimento etico e pretende di
presentarsi come una disciplina scientifica per acquisire quell’autorevolezza,
propria delle scienze naturali ed imporre le sue presunte verità. La sua teoria
economica, giustificandosi con l’econometria, pretende di promuovere delle
semplici correlazioni al rango di leggi
fisiche, senza però rendersi conto che i suoi modelli econometrici non sono
così solidi come i modelli della fisica e senza neppure sapere che, dopo Gödel e Popper, neanche la fisica può pretendere che i suoi modelli
rappresentino la verità.
Per continuare ad
alimentare l’illusione di una crescita infinita (che è fisicamente
impossibile), da qualche decennio il sistema socioeconomico si sta, per così
dire, dematerializzando. Ne è un segno evidente l’abnorme crescita
dell’economia finanziaria la quale, era (e doveva rimanere) un semplice ed
utile servizio dell’economia reale ma che, data la sua natura virtuale e basata
sul nulla, si è pericolosamente gonfiata ed oggi è di un ordine di grandezza
superiore all’economia reale.
NECESSITA’
DELLA CRESCITA ECONOMICA INFINITA
Gli economisti del sistema economico
dominante, per giustificare la loro teoria della crescita economica infinita,
anche su un pianeta dalle risorse limitate, precisano che quello che intendono
far crescere indefinitamente è il valore
dei beni e dei servizi e non la quantità fisica di energia e di materia
necessarie per produrli. Però, con questa loro affermazione, dimostrano di
credere in una tecnologia taumaturgica che permetterà di produrre beni e
servizi reali, sia pure di valore sempre crescente, ma con un uso di risorse
energetiche e materiali tendente a zero. Anche se, al momento, c’è ancora
spazio per migliorare l’efficienza nell’utilizzo delle risorse e quindi per
ridurre ancora un po’ i flussi di materia e di energia, a parità di bene
prodotto, è comunque evidente che non è
possibile dematerializzare completamente l’economia. Quello che questi
economisti affermano è solo una pia illusione. La verità è che anche in macroeconomia esiste un limite alla crescita
infinita del PIL.
Perché la classe politica dirigente difende
tenacemente la crescita infinita? Perché crede che essa, da sola, possa
risolvere efficacemente e tutto in una volta diversi problemi di natura
politica, quali: la sovrappopolazione, l’ingiusta distribuzione dei redditi, la
disoccupazione ed il degrado ambientale. Ad esempio, i politici credono che la
crescita economica risolva il problema della disoccupazione perché stimola gli investimenti oppure, ancora, che
la crescita economica renda più tollerabile il problema dell’ ingiusta distribuzione dei redditi fra le classi sociali perché, con
l’aumento del PIL procapite, tutti si arricchiscono, anche i poveri.
Senza crescita infinita, invece, i politici
sono costretti ad individuare e adottare soluzioni politiche specifiche per i
diversi problemi sociali. Soluzioni che, potendo essere radicali, impopolari e
richiedere grandi sacrifici, sono molto restii ad imporre e fortemente
osteggiate dalle diverse fasce sociali.
ECONOMIA ECOLOGICA O ECOFISICA
Immersi come siamo in
una crisi economica globale, irrisolvibile con l’attuale sistema
socioeconomico, in un mondo sempre più in stato di emergenza, con focolai di
guerra sparsi ovunque, al limite della sostenibilità dell’uso delle risorse
naturali, sentiamo un urgente bisogno di
costruire un nuovo sistema
socioeconomico, dal volto umano. Un sistema che opera contemporaneamente su due piani,
diversi ma corrispondenti: il piano reale, che assicura che l’attività economica,
quella dello scambio di beni e servizi, sia ben piantata nella realtà, ed il piano
spirituale che garantisce che l’economia dell’uomo si sviluppi all’interno e nel rispetto dei limiti dell’Ecosistema di
cui è parte e in profonda armonia con la
Natura e le sue leggi.
Il nuovo sistema
socioeconomico, che chiamiamo “Ecologico” o anche “Ecofisico” per ricordare,
secondo l’originario significato greco della parola composta, che si fonda
sulla disciplina e l’arte di operare contemporaneamente sui due piani: quello
della realtà e dello spirito, questo sistema dicevo è progettato per regolare,
in modo ecologico, sostenibile e resiliente, i rapporti economici tra gli
uomini e per amministrare le risorse del pianeta, senza superare i limiti
naturali dell’Ecosistema.
L’ecofisica può ben
essere annoverata, insieme all’arte, all’estetica e alla vera politica, tra le
discipline che aiutano l’uomo a riprodurre nel suo mondo convenzionale, nei
rapporti tra i suoi simili, l’armonia dell’universo, l’ordine ”naturale” delle
cose.
L’ aspirazione a
condurre l’attività economica umana, in armonia con le leggi della Natura e
dell’etica, deriva dal fatto che sentiamo ormai impellente la necessità:
-
di avere una classe politica capace di allocare al meglio le
limitate risorse del pianeta per l’esclusivo benessere della collettività;
-
di avere imprenditori che
esercitano l’attività economica in modo sostenibile;
-
di avere economisti che
consigliano i potenti (quelli che decidono), solo dopo aver meditato a lungo e
aver maturato una profonda sensibilità sul ruolo dell’uomo all’interno
dell’Ecosistema, sul delicato equilibrio con le altre specie viventi e sul
valore intrinseco delle risorse materiali del pianeta.
Il nuovo sistema
socioeconomico “ecofisico”,
per potersi pienamente attuare, richiede soprattutto il cambiamento della
nostra visione del mondo. Noi dobbiamo smettere di giocare il ruolo di
consumatori inermi, teleguidati dalla pubblicità. Dobbiamo tornare a pensare
con la nostra testa e riprendere in mano
il nostro destino. Dobbiamo imparare ad essere pro-sumatori (produttori e consumatori insieme), dobbiamo imparare
più mestieri (il concetto dei nostri vecchi di: imparare l’arte e metterla da
parte) per essere più resilienti e autonomi (ad esempio: imparare a coltivare
l’orto, fare piccoli lavori di manutenzione, riparare strumenti, rammendare,
ecc.). Dobbiamo impegnarci a ricostruire, nella nostra comunità, un’economia
locale promossa anche da una moneta locale che non sia basata sul debito. Dobbiamo
vivere più centrati ed equilibrati, essere più fiduciosi in noi stessi e meno
ansiosi, più poveri di beni materiali e più ricchi di relazioni umane, più
collaborativi e meno competitivi. Dobbiamo infine pretendere da tutti il
rispetto dei valori e della dignità umana e specialmente dalla classe che ci
dirige.
LA DIPENDENZA DEL SISTEMA ECONOMICO DALL’ENERGIA
L’attuale sistema socioeconomico è fortemente
dipendente dai combustibili fossili. Tutti i beni e i servizi prodotti
dall’economia sono realizzati e trasportati con macchine che funzionano con i
combustibili fossili (soprattutto petrolio).
A partire dagli inizi del ‘900, negli Stati
Uniti, un Paese che si stava industrializzando grazie alla scoperta di ingenti
quantità di petrolio sul suo territorio, gli economisti hanno rilevato una
forte correlazione tra il Prodotto interno lordo (PIL) del Paese ed il suo
consumo complessivo di risorse energetiche fossili. Una correlazione che poi si
è scoperta valida anche per altri Paesi del mondo occidentale, anch’essi in via
di industrializzazione. La persistenza, nel tempo, di quella correlazione ha
indotto gli economisti a pensare che fosse una vera e propria legge della
natura.
Fu così che, il rapporto tra l’energia netta
totale prodotta dalle risorse fossili ed il Prodotto interno lordo (PIL)
divenne un indice e prese il nome di intensità (di dipendenza) energetica dell'economia del Paese. Con la scoperta di
questa legge, gli economisti non ebbero più dubbi: per assicurare al Paese la
tanto desiderata crescita economica continua non si doveva fare altro che
garantire un’ analoga crescita del consumo delle risorse energetiche fossili.
Energy Return
on Energy Invested (EROI)
Dalla considerazione che, per ottenere energia, (in genere) si deve spendere energia, deriva un importante indice della qualità energetica: l’ EROI, detto
anche tasso di ritorno energetico (dell’energia investita), che assume il
significato di quanta energia si ottiene
per unità di energia investita. Un modo di capire il concetto di EROI, è di
pensare a quando facciamo il pieno di benzina. Sappiamo intuitivamente che
l’EROI è molto grande perché l’energia che la benzina ci fornisce, per far
funzionare la nostra auto, è molto maggiore di quella che è stata spesa per
produrla (per estrarre il petrolio dal giacimento, per raffinarla, per
trasportarla presso il rifornitore, per pomparla nel serbatoio della nostra
auto)
Rapporto di intensità energetica (EIR)
Purtroppo l’EROI ha lo svantaggio di essere un indicatore un po’ difficile da
valutare e, tutto sommato, abbastanza soggettivo. C’è invece un altro indice
della qualità energetica che è più facile da calcolare: l’EIR o Rapporto di
Intensità Energetica che misura il ritorno economico dell’energia spesa e
assume il significato di quanto PIL è prodotto da un determinato sistema
socioeconomico, per unità di spesa energetica. Il Paese che ha un indice
EIR alto, ha un sistema socioeconomico molto efficiente nel trasformare le
risorse energetiche disponibili in Prodotto Interno Lordo (PIL).
Purtroppo i dati dimostrano che gli indici
EROI e EIR stanno calando in molti Paesi del mondo e questo è tra le principali
cause delle attuali difficoltà economiche e della recessione.
LE
CARATTERISTICHE DELL’ECONOMIA ECOLOGICA
Il sistema socioeconomico ecofisico è a
basso profilo energetico e pone maggiore enfasi agli investimenti ecologici strategici piuttosto che ai consumi. Gli
investimenti ecologici sono sostenibili e si distinguono da quelli tradizionali
perché sono connotati da tassi di
rendimento inferiori e da tempi di ritorno più lunghi, caratteristiche che
implicano cambiamenti dei soggetti investitori e ridefinizione degli obiettivi.
Con riferimento ai soggetti investitori, gli
investimenti ecofisici, data la loro minore redditività, sono prevalentemente
guidati dal settore pubblico e puntano ai seguenti obiettivi:
-
ridurre
l’utilizzo delle risorse materiali
-
garantire
la piena occupazione
-
costruire
infrastrutture per lo sviluppo di attività sociali
-
promuovere
le tecnologie delle fonti energetiche rinnovabili,
-
privilegiare
le tecnologie dell’efficienza nei processi (rispetto alle tecnologie della
produttività),
-
salvaguardare
l’Ecosistema (assistere i servizi ecosistemici e armonizzare l’attività
economica con la biosfera e con la sfera inorganica: il clima).
Nella visione ecofisica, l’Ecosistema è l’
unico sistema, enormemente complesso, che comprende tutta la vita sul nostro
pianeta ed è composto da due importanti sotto–sistemi: il sistema delle specie
viventi (biosfera) ed il sistema dei costituenti fisico–chimici che sostengono
la vita (sfera inorganica). Pertanto, nella visione ecofisica, e questo è il
punto fondamentale, il sistema
socioeconomico (composto dagli uomini e dalla loro economia e tecnologia) è un sotto–sistema dell’Ecosistema e
come tale deve e può vivere solamente
all’interno dell’Ecosistema.
In definitiva, il sistema socioeconomico
ecofisico è peculiare perché:
-
è
caratterizzato da un più elevato rapporto tra investimenti pubblici e
investimenti privati
-
promuove
l’economia dei servizi e le attività economiche a basso impatto ambientale dove
il maggior valore aggiunto delle relazioni umane giustifica un maggior impiego
di lavoro umano per unità di servizio reso
-
considera
della massima importanza il valore intrinseco del capitale naturale e dei
servizi ecologici forniti dall’Ecosistema e li internalizza nei propri modelli
di calcolo
-
è
un sistema socioeconomico stabile perché intrinsecamente sostenibile (non deve
dipendere dalla continua crescita dei consumi)
CONCLUSIONI
A conclusione di questo mio intervento vorrei
richiamare la vostra attenzione sul fatto che esistono dei problemi che non si
possono risolvere, semplicemente perché sono mal posti e intrinsecamente contraddittori. Non riusciremo mai a risolvere la crisi mantenendo
un sistema socioeconomico basato sulla crescita
infinita su un pianeta finito.
L’unico esito possibile sarà il collasso.
Però, abbiamo ancora una speranza. Dobbiamo solo capire che
occorre cambiare l’approccio per risolvere un problema ben
posto. E la soluzione salta effettivamente fuori ed è quella di fare una
transizione ordinata verso un sistema
socioeconomico ecofisico. Ma dobbiamo farla al più presto perché, più
tarderemo, maggiore sarà la probabilità che avvenga in modo
caotico.
Signori, Benvenuti
nel
mondo senza soluzioni semplici ai problemi complessi.
Commenti