LA FATICA DI CAMBIARE


Tutti i passi in avanti lungo il percorso della civiltà si possono fare in due modi: con le guerre (lo si è fatto spesso e volentieri in passato) oppure con il dialogo e la discussione pubblica, che è la via più moderna, quella della nostra attuale società della comunicazione. Una volta esisteva solo la via del sangue; durante la rivoluzione francese, a re e nobili fu tagliata la testa perché, allora, il popolo non aveva alcun modo di esprimere una propria opinione pubblica contraria al regime, non esistevano i “media”. Oggi, da almeno 50 anni, abbiamo dei mezzi di comunicazione molto potenti come la televisione e, più recentemente, internet che possono fungere da portavoce dell’opinione pubblica e che, pertanto, sono uno strumento fondamentale per il cambiamento della civiltà. E’ vero che, in questa nostra società, giornali e TV, molto spesso stanno dalla parte del potere, del sistema dominante, e trascurano la loro funzione originaria, la loro vera ragion d’essere, che è quella di fare da portavoce dell’opinione pubblica. E’ vero che, per fortuna, i media non possono essere del tutto assoggettati al regime. 

Non è corretto dare sempre la colpa ai media. Gran parte del problema sta anche in un’opinione pubblica che è poco informata e distratta, è un po’ ignava e timorosa e non è sufficientemente consapevole del suo importante ruolo democratico e del diritto naturale ad esprimersi.

Occorre che, a livello dell’opinione pubblica, si verifichi un cambiamento di paradigma di pensiero. La vera rivoluzione è solo quella culturale ma la strategia del cambiamento deve passare attraverso la crescita della consapevolezza. Occorre che l’opinione pubblica sia consapevole della situazione in atto e della necessità, per una società più giusta e sostenibile, di cambiare i propri schemi mentali ed il modo di condurre la propria vita. Ci vuole tempo ed impegno. Non è sufficiente informare le persone per far cambiare loro opinione.  

Oggi, la gente si trova in uno stato di torpore civico. Sedotta dal consumismo e dal vippismo, non ha più la capacità di reagire e si trova come sotto un incantesimo che la induce in una sorta di assuefazione, di accettazione acritica di tutto quanto le viene proposto dai media. Conduce una vita di dipendenza dai luoghi comuni, dalle menzogne rassicuranti, dal terrorismo culturale insistentemente riproposti dal regime dominate e non ha alcun mezzo per disintossicarsi.

Occorre essere consapevoli che, attualmente, il livello di consapevolezza sociale e di sensibilità ecologica che serpeggia tra la gente è ancora troppo superficiale. Le persone sono distratte, ambigue e, in definitiva, irresponsabili. In senso generalizzato, si sente la necessità di un cambiamento ma poi, con i fatti, la gente cerca di mantenere il suo attuale stile di vita, di produzione e di consumo. Quando vengono direttamente poste di fronte al problema, le persone assumono un atteggiamento evasivo (di spensierata irresponsabilità) che denota la mancanza di una cultura ecologica di base e l’indisponibilità a cambiare stile di vita.

In tempi di profonda crisi, come quelli attuali, invece di rimboccarsi le maniche e adottare decisioni coraggiose, la gente preferisce sottostimare l’evidenza dell’inquinamento e del degrado sociale e ambientale, sceglie di non credere ai risultati delle più autorevoli ricerche scientifiche e si illude che le cose non vadano poi così male e che valga la pena di continuare con l’attuale modello consumistico.

E’ la tipica reazione di chi rifugge dallo stress e dalla paura del cambiamento, che porta con sé numerose incognite; di chi fa di tutto per negare la realtà e rimandare ogni importante decisione,  preferendo mantenere le sue dipendenze, le sue vecchie e dannose abitudini.


Teoria del Cambiamento

Cambiare è difficile, come scriveva Niccolò Machiavelli ne “Il Principe” (1513) :

 “ … E debbasi considerare come non è cosa più difficile a trattare, né più dubia a riuscire, né più pericolosa a maneggiare, che farsi capo ad introdurre nuovi ordini. Perché lo introduttore ha per nimici tutti quelli che delli ordini vecchi fanno bene, et ha tepidi defensori tutti quelli che delli ordini nuovi farebbono bene. La quale tepidezza nasce, parte per paura delli avversarii, che hanno le leggi dal canto loro, parte dalla incredulità delli uomini; li quali non credano in verità le cose nuove, se non ne veggono nata una ferma esperienza. Donde nasce che qualunque volta quelli che sono nimici hanno occasione di assaltare, lo fanno partigianamente, e quelli altri defendano tepidamente; in modo che insieme con loro si periclita.“

Se si vuole cambiare, se si vuole essere certi che avvenga il cambiamento e che sia duraturo, esso deve essere supportato da una forte motivazione interiore. La gente deve acquisire consapevolezza, che è ben diversa dalla conoscenza. Anche quando tutti, con un’appropriata formazione, venissero edotti di quanto sta accadendo, mancherebbe ancora quella consapevolezza capace di attivare l’azione per una giusta causa. E’ come, per i tabagisti, smettere di fumare. Non è sufficiente dire loro o scrivere sui pacchetti di sigarette che il fumo fa male; per smettere veramente di fumare devono acquisire la piena consapevolezza.

Per indurre un cambiamento nell’opinione pubblica, un modo è quello di proporre una terapia di disintossicazione dall’assuefazione indotta dalla nefasta azione del consumismo e del vippismo, che i media diffondono ed amplificano a dismisura. La terapia si deve basare su una valida teoria e deve essere applicata con impegno e in modo scientifico.


Il modello degli stadi del cambiamento

Oggi disponiamo di una moderna teoria sui processi di cambiamento: la Teoria degli “Stadi del cambiamento”, formulata in base al “Modello di Cambiamento Transteoretico (TTM)” secondo il quale il cambiamento non avviene tutto di colpo ma è un processo che si sviluppa per stadi. Il modello degli stadi del cambiamento, sviluppato dagli psicologi Carlo Di Clemente e James Proschaska, agli inizi degli anni ‘80, ha il pregio di poter essere usufruito da persone di differenti provenienze culturali, e può essere riassunto, molto schematicamente, come segue:

1.    Il primo stadio è quello della formazione ed informazione, dove la gente prende coscienza del problema, viene formata ed informata e capisce, a livello razionale, cosa sta succedendo e che è necessario cambiare (fase della precontemplazione). 

2.    Segue lo stadio della contemplazione, dove si sperimenta un aumento della volontà di cambiamento e una riduzione delle resistenze contrarie. Quella della contemplazione è una fase durante la quale si è ancora combattuti; da una parte si vorrebbe cambiare ed impegnarsi ma dall’altra non si è ancora così sicuri di volerlo fare. E’ una fase molto delicata in cui gli individui non possono essere abbandonati a sè stessi ma devono trovare negli altri un punto di appoggio, un aiuto psicologico, per vincere tutti i dubbi e le ancora forti resistenze al cambiamento. Nello stadio della contemplazione non si è ancora pronti a seguire un programma d’azione.

3.    Lo stadio successivo è quello della preparazione, dove ci si allena ad essere sempre più sicuri di quello che si vuole veramente. In questa fase, la gente va aiutata a coltivare le visioni positive che le permettono di superare gli ostacoli psicologici creati dalla paura, dal cinismo e dall’incredulità. Occorre aiutare ogni persona a scoprire il suo potere interiore e ad attingere alle sue abbondanti risorse creative. Nello stadio della preparazione gli individui diventano consapevoli e vogliono cambiare i propri schemi mentali di comportamento.

4.    Segue lo stadio dell’azione nel quale la gente si sente pronta ad agire. Si è dotata dei nuovi modelli mentali ed ora è pronta ad impegnarsi in prima persona per la causa in cui crede. Ha gli strumenti conoscitivi, è motivata ed ha la carica emotiva per poter agire e dare il proprio contributo per attuare il cambiamento.

A questo punto, il processo del cambiamento non è ancora terminato. Vi sono altri due aspetti molto importati, da non trascurare: la retrocessione e il mantenimento. Le persone sono infinitamente complesse. Ogni volta che si manifesta un cambiamento, un individuo può facilmente arretrare anziché progredire e questo può accadere per diversi motivi. In un primo tempo, una persona riesce a fare dei progressi ma poi può adagiarsi e perdere entusiasmo; può essere nuovamente assillata da mille dubbi e paure e, così, retrocede agli stadi precedenti. Per questo motivo è importante creare strutture per il mantenimento dei comportamenti faticosamente conquistati, che si devono ripetutamente rinforzare e consolidare.




Figura 1 : Modello degli stadi del cambiamento




Commenti

Anonimo ha detto…
Molto bello questo pezzo, questa riflessione.I passaggi poi per la transizione somigliano moltissimo ai passaggi , o stadi, dell'atto di Volontà concepito da Roberto Assagioli.
La Psicosintesi di Assagioli prevede nelle sue mappe per l'orientamento dell'essere umano e l'espressione del suo volere profondo ,simile alla vocazione, una serie di passaggi consquenziali molto somiglianti . Chiara Del Nero . Associazione culturale Varesepuò.