RIFLESSIONI SUL CONSUMISMO DI "MASSA"
La manipolazione della “Massa”
Viviamo in un epoca consumistica dove gran parte della gente ha scelto
di vivere secondo uno stile di vita inconsapevole, allegro, irresponsabile e
consumistico. Per comodità chiamiamo “Massa” queste persone che hanno rinunciato
alla propria individualità, alle proprie peculiarità e unicità e, per indolenza
o opportunismo, hanno scelto di adeguarsi al pensiero unico.
La “Massa”, quando riesce a trovare un lavoro, vi si adatta senza
grande entusiasmo, senza tanto coinvolgimento né amore; lo fa solo per
necessità, per ricavarne un reddito da spendere totalmente in consumi vari. La
“Massa”, quando torna a casa, dopo un’intera giornata di lavoro, spesso pesante
e faticosa, accende la TV e si sottopone passivamente al quotidiano lavaggio
del cervello. Assorbe indistintamente, senza poterli filtrare, i
condizionamenti subliminari di una pubblicità sempre più martellante e
pervasiva e le notizie traumatizzanti dell’informazione dei telegiornali, tanto
intensa quanto superficiale e qualitativamente scarsa, con le notizie che
vengono riversate sul povero telespettatore, senza veri collegamenti, senza
fornire una valida mappa concettuale, solo per fare effetto, per creare ansia.
Il livello culturale della “Massa” deve essere mantenuto a livello
mediocre, perché la “Massa” ha il solo compito di consumare; essa, pertanto, non
deve sviluppare alcuna capacità critica, non deve possedere la chiave
interpretativa dei fatti. I media, che sono gli organi di amplificazione e
diffusione delle informazioni, al servizio dell’elite, sanno che la “Massa” non
deve essere formata, non deve capire; deve essere solo distratta, cullata. Il
suo bisogno di notizie deve essere soddisfatto con un giusto mix quantitativo /
qualitativo di informazioni, idoneo a mantenerla in uno stato di costante ansia
e incertezza, che è la condizione ideale per mettere in condizioni chi ha
sviluppato una dipendenza dal consumismo di gettarsi a capofitto negli acquisti
per alleviare, sia pure temporaneamente, quel suo stato di sofferenza. Così, il
povero consumatore adempirà con zelo il suo dovere di sostenitore ad oltranza del
nostro taroccato sistema economico globalizzato, già fallito da tempo, che però
procura faraoniche ricchezze ed enorme potere all’elite economico finanziaria dominante.
Il povero consumatore, stanco della giornata di lavoro trascorsa, con
le difese mentali abbassate, assorbe passivamente i messaggi (ordini
subliminari, condizionamenti) che gli vengono inviati e che sono sempre gli
stessi: il mondo è troppo difficile da capire; non ti affannare a cercare la
ragione delle cose che accadono; stai tranquillo, rilassati, non pensare, fidati
del sistema, non ti preoccupare di nulla. Siamo qui noi: l’elite, la classe
economico finanziaria politica dirigente, a pensare a te e a tutte le tue
esigenze. Rilassati, fai come tutti gli altri, unisciti al pensiero unico, concentrati solo a lavorare e a consumare e vivi felice e
spensierato.
Dopo il telegiornale, in prima serata, ecco che arrivano i talk show. Se
la “Massa”, rassicurata dalle informazioni dei TG e ingolosita dai prodotti
della pubblicità, non si è ancora addormentata davanti al televisore, sognando
felici e sempre più arditi percorsi consumistici, è il momento di sottoporla ad
un secondo trattamento ipnotico: quello dei talk show.
Qui finalmente si farà sul serio, penserete voi, perché si passa dall’informazione
superficiale dei telegiornali alla vera formazione, dove la “Massa” potrà in
definitiva capire qualcosa. Poveri illusi. Ai talk show vengono invitati i
soliti politici in cerca di consensi, i giornalisti che vi partecipano per non
rischiare di essere dimenticati, per fare pubblicità ai loro giornali e ai loro
libri nuovi di stampa, che solo in pochi leggeranno. A volte vengono anche invitati
degli accademici, molti dei quali si sono adeguati al pensiero dominante, per
far carriera, mentre i pochi veramente in gamba che pensano con la loro testa,
vengono spesso interrotti dal moderatore che li accusa di esprimere concetti
troppo difficili, che i telespettatori non potrebbero capire. Ancora una volta emerge
il concetto che la “Massa” deve essere protetta, deve essere considerata come
un scolaretto sprovveduto del quale non si deve turbare l’equilibrio psicologico con concetti appena appena fuori dal coro.
In prevalenza, nei talk show, vengono invitati a parlare i cosiddetti “tuttologi”;
soggetti che sono disposti a parlare di tutto pur di mantenere la loro
visibilità. D’altra parte, sono ben consapevoli che non c’è alcun rischio di
vedere crollare la loro immagine, dato che, anche nei talk show, il livello
culturale viene espressamente tenuto basso tanto che gli invitati dotati di una
buona oratoria riescono a cavarsela sempre bene, raccontando amene banalità su
qualsiasi argomento che riescono, comunque, a far passare per pensieri profondi
e illuminanti. Dobbiamo sempre ricordare che l’obiettivo dei media non è quello
di educare la “Massa” a pensare, perchè altrimenti potrebbe andare in crisi. Il
loro principale obiettivo è di mantenere un’audience elevata, quindi devono intrattenere,
distrarre e divertire il pubblico.
Nei talk show, gli invitati fanno il gioco delle parti. Da qualunque
parte dichiarano di stare, quello che esprimono è sempre il pensiero unico. E’ troppo pericoloso che la “Massa” realizzi
di essere il comportamento emergente di un sistema infinitamente complesso,
formato da numerosi individui, ciascuno dotato di un proprio cervello pensante,
e che solo incidentalmente si trovano in condizioni di esprimere una dinamica
interferente e competitiva, con un risultato veramente deludente, quando invece
potrebbero interagire in modo sinergico e collaborativo, creando enorme valore.
La “Massa” deve essere vezzeggiata, cullata, accarezzata,
tranquillizzata. La si rassicura dicendole che il suo dovere civico si conclude
andando a votare il rappresentante politico, e la “Massa” risponde votando
quello che ha condotto la campagna pubblicitaria più accattivante (dopo tutto
anche la politica è considerata un prodotto di consumo). La si convince che,
con il voto, delega anche ogni sua responsabilità politica (cosa non vera) e
che pertanto può continuare, tranquilla, a concentrarsi sul suo compito
principale, che è quello di consumare.
Il consumismo è un’attività che richiede un impegno a tempo pieno e,
per poterlo eseguire in modo efficiente, occorre evitare che la “Massa” pensi
in modo critico. Così, la classe dirigente crea una serie di condizioni al
contorno e la “Massa”:
- viene privata di una seria educazione civica (la scuola dell’obbligo non prevede nulla in tal senso), il cittadino non deve avere gli strumenti per formarsi un pensiero critico
- è esonerata da ogni responsabilità politica e sociale e la si convince a fidarsi ciecamente dell’elite politica, economica e finanziaria che provvede ad ogni sua necessità economica e di sicurezza fisica e sociale
- la si vizia e le si rende disponibile un grande quantità di beni di consumo che la distraggono e la convincono che non vale la pena di fare la fatica di pensare in modo autonomo e che ha tutti i vantaggi ad aderire, in modo mansueto, allo stile di vita consumistico e al suo pensiero unico dominante
- la si tiene in uno stato di perenne disagio, in modo da essere troppo occupata a lavorare oppure troppo impegnata a cercarsi un’occupazione; questo lo si fa attuando politiche economiche di austerità, che deflazionano i salari e costringono marito e moglie a lavorare intensamente solo per poter tirare a fine mese; il risultato è la distruzione della famiglia, con i coniugi che si vedono di rado perchè troppo occupati a lavorare, che non possono pianificare il loro futuro e non riescono ad allevare in modo responsabile i loro figli
Una “Massa” di consumisti
nevrotici
Incapace di autosufficienza economica, obnubilata da una pubblicità
martellante, ingannata da messaggi
contrastanti, la “Massa” dei
consumatori ha ormai sviluppato una nevrosi ossessiva e compulsiva da
consumismo, una sorta di forte dipendenza che è
causa di grande stress, infelicità e problemi di ogni tipo.
La “Massa” corre a destra e a sinistra, all’impazzata, per non perdere
nessuna occasione. E’ immancabilmente presente a qualsiasi promozione per
comprare ogni tipo di oggetto che, immediatamente dopo, è destinato a finire
nella spazzatura, rimpiazzato da un nuovo modello, con prestazioni migliori.
Non si sente adeguata con gli amici e conoscenti se non iscrive i propri figli
piccoli a tutti gli sport di moda, sottoponendoli a sforzi improbi per la loro
tenera età. Va in vacanza nelle località di moda, non già per rilassarsi ma per
affaticarsi e fare bella figura con gli amici, per poi farne un puntuale
resoconto, al mondo intero, su Facebook.
La “Massa” si difende e nega ogni attribuzione di colpa. Afferma di
essere stata irretita, plagiata da un sistema consumistico che le ha promesso grande
prosperità e ricchezza ma che, alla fine, si è rivelato essere al servizio
dell’elite e non dei popoli. Un sistema, quello del capitalismo consumistico
che, specialmente in un mondo globalizzato, va a vantaggio delle grandi
compagnie multinazionali, delle elite economico finanziarie, che fanno favolosi
profitti.
Negli ultimi anni, numerose multinazionali hanno mostrato un volto più
“ecologico”, più attento ai bisogni dell’umanità e dell’ambiente, ma se
grattiamo quella pellicola ecologica e scaviamo un po' più a fondo, ci accorgiamo
che è l’ennesima trovata pubblicitaria, ben progettata; è solo un aspetto di
facciata, perchè il loro vero obiettivo è comunque sempre quello di massimizzare
il profitto a breve termine, di promuovere un consumismo sempre più sfrenato, devastante
e predatorio.
L’elite utilizza la “Massa” inconsapevole di consumatori come strumento
per acquisire sempre più potere e ricchezze ed è del tutto insensibile alle
grida di dolore di tanta povera gente che viene sfruttata ed è costretta a
lavorare con salari ridicoli e senza tutele nonché di un ambiente che è sempre
più devastato, dove si assiste all’esaurimento delle risorse naturali e all’inquinamento
del pianeta.
La “Massa” è ancora inconsapevole del suo
destino ultimo. In questi momenti di crisi, si ostina ancora a non voler assumere
le proprie responsabilità; non vuole ammettere di vivere in modo inconsapevole
ed irresponsabile e di aver sbagliato ad impostare la sua esistenza. Preferisce giocare il ruolo di vittima del sistema e attribuire
alla classe politico economica dirigente la colpa del suo disagio. Viziata
com’è, scende in piazza, protesta, ma non propone nulla di nuovo; si limita a
pretendere che siano sempre le stesse istituzioni a prendersi cura di lei.
Un debole risveglio
Pure essendo ancora troppo poche, vi sono però delle persone che si
stanno risvegliando dalla nevrosi consumistica. Queste
persone stanno iniziando, tra mille difficoltà, un percorso di consapevolezza.
Hanno deciso di non voler più essere schiavi, si vogliono liberare
dalle catene del consumismo e vogliono
conoscere se stessi per diventare individui liberi di fare le scelte con la
loro testa, senza essere succubi di una società tecnocratica che impone loro i bisogni.
Sono persone che non vogliono condurre un stile di vita predatorio e
competitivo, orientato solo a massimizzare in modo egoistico la propria
utilità, il proprio profitto. E’ gente che ha deciso di iniziare a guardarsi
dentro e a domandarsi come poter cooperare con gli altri per creare sinergie,
fornire valore alla comunità e contribuire a renderla più resiliente e
prospera. E’ gente che ricerca nuovi modi di vivere e di lavorare, che non
abbruttiscano ma, al contrario, rendano felici.
Sebbene, al momento, sia ancora solo una piccola minoranza, queste
persone si stanno staccando dal pensiero unico dominante. Non cercano un lavoro
qualsiasi. Il loro obiettivo non è quello di “lavorare tanto” per “consumare
tanto” e farsi così intrappolare nella macchina del consumismo. Piuttosto
cercano un lavoro che li realizzi e che dia loro una certa indipendenza. Spesso
si creano da sé il loro lavoro, che sentono di amare e che lascia loro il tempo
per coltivare altri interessi che rendono la vita più degna di essere vissuta.
Commenti